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Caccia aperta agli alieni dello street-invader

Le piastrelle spaziali colorate dello street artist francese conosciuto come Invader si diffondono pacificamente nelle città di tutto il mondo come un progetto strategico e un’invasione di arte pubblica.


La prima volta che si va a passeggio per le vie di Parigi si noterà, oltre allo straordinario fascino, il fatto che rappresenta un perfetto esempio di città antica che sa far convivere in sé anche il moderno, e non parliamo solo di architettura ma soprattutto di arte, arte urbana. Specialmente nel centro della città, un occhio attento saprà individuare i molti alias disseminati dall’artista parigino che lavora in anonimato, noto come Invader per i suoi interventi pubblici ispirati al celebre videogioco Taito “Arcade Game Space Invaders”, creato nel 1978 in Giappone, di cui ne riproduce i personaggi attraverso la sua originale tecnica detta RubikCubism, che consiste nell’unire tra loro tasselli colorati in stile cubo di Rubik formando un mosaico che raffigura non solo gli alieni di Space Invaders, i personaggi di Q-Bert, Donkey Kong e Puzzle Bubble, ma anche altre immagini estrapolate dalla storia dell’arte o dalla cultura di massa. Nel corso degli anni, Invader ha ridecorato angoli, marciapiedi e palazzi in giro per il mondo con le sue creazioni che riproducono i vecchi eroi dei videogiochi, facilmente realizzabili grazie alla tecnica del mosaico dato che, i tasselli raffigurano i pixel come la bassa risoluzione di allora, e resistono alle intemperie non mostrando segni di alterazione. La sua prima installazione è stata a Parigi a metà degli anni ‘90 e per diversi anni è rimasta anche la sola, tanto che in un’intervista l’artista l’ha definita come “l’esploratore” o “la sentinella”, prima di iniziare seriamente il proprio programma di installazioni nel 1998, anno in cui la capitale francese inizia ad essere invasa ovunque per le strade dalle piastrelle colorate che da lì a pochi anni, conquisteranno il mondo come un vero e proprio strategico progetto di arte pubblica. Il suo operato è legato a pratiche creative di “interferenza” perché disegna inediti percorsi nello spazio collettivo, creando nuovi segni nel paesaggio urbano; le posizioni dei mosaici non sono mai casuali, ma scelte in base a criteri che possono essere estetici, strategici o concettuali (a Montpellier ad esempio, le posizioni dei mosaici sono stati scelte in modo che, se riportate su una mappa, formano l’immagine di un gigantesco invasore dello spazio), anche se in generale, si può dire che Invader favorisce i luoghi frequentati da molte persone, e tipicamente i mosaici si trovano a 10 a quindici metri da terra, spesso agli angoli delle strade in zone di alta visibilità.
Di lui si sa che è nato nel 1969 a Parigi, ed è uno dei più importanti e originali street artist internazionali, tanto che prestigiosi musei e gallerie nel mondo hanno ospitato in mostra i suoi lavori, e proprio nella sua città, l’artista ha inaugurato lo scorso giugno presso la Galleria La Generale, la mostra “Invader 1000” che celebra la realizzazione del suo millesimo mosaico. Nel 2010 anche a Roma c’è stata una esposizione dell’artista realizzata dall’associazione Wunderkammern insieme al MACRO e al Municipio Roma VI dal titolo “Roma 2010 and other curiosities”, che ha visto molti dei lavori esposti già venduti prima che la galleria aprisse i battenti, a dimostrazione del fatto che quest’artista è già alquanto stimato dagli appassionati d’arte e dai collezionisti, e probabilmente a favorirlo sono anche i prezzi dei suoi lavori che si aggirano tra le circa 100mila euro per le riproduzioni di immagini classiche realizzate in stile cubo di Rubik, e alcune migliaia di euro per gli Alias, le riproduzioni dei mosaici di Invader in strada (una riproduzione per mosaico). I mosaici sono ovunque nel mondo, e sul sito dell’artista c’è l’elenco delle oltre 40 città attualmente invase e la mappa in evoluzione dei luoghi visitati dagli invaders: oltre alla base Parigi anche molti piccoli centri urbani francesi e non solo, grandi metropoli come Bangkok, New York, Hong Kong, Tokyo, Amsterdam, Los Angeles (persino sulle lettere che compongono la scritta Hollywood) , e complice anche la mostra del 2010, anche per le strade di Roma iniziano ad essere “avvistati” gli alieni invasori in via Mamiani, nel sottopassaggio di San Lorenzo, in Vaticano, in via delle Belle Arti, a piazza Vittorio, al Pigneto, e in parecchi altri posti.

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Michela Romoli