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The Green Inferno

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Un gruppo di giovani attivisti decide di partire per il Perù allo scopo di protestare contro la deforestazione.

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Organizzano la spedizione in modo impeccabile e riescono ad attirare l’attenzione dei media di tutto il mondo, ma il piccolo aereo che li sta riportando alla base precipita e si ritrovano in balia di una tribù cannibale.

L’atteso ritorno di Eli Roth non delude le aspettative. The Green Inferno è un horror come pochi se ne vedono oggi. Il regista di Cabin Fever e Hostel, dopo aver setacciato i sottogeneri che tanto lo affascinano, come il cosiddetto Torture-porn, questa volta ha voluto omaggiare il cinema italiano degli anni ’70 e ’80, in particolare l’horror di Umberto Lenzi e Ruggero Deodato che con Cannibal Ferox e Cannibal Holocaust diedero scandalo e segnarono l’inizio di un genere cinematografico dalla violenza inaudita. Cannibal-movie, questo il nome del sottogenere tutto italiano che è tornato in voga (così come il Poliziottesco) grazie a due registi onnivori di film di genere Eli Roth e il suo mentore Quentin Tarantino.
Come lo stesso Roth ha ammesso durante la conferenza stampa del film, le influenze principali che ha avuto durante la lavorazione sono state appunto quelle dei due registi italiani sopracitati e dello stile hollywoodiano degli horror moderni, in particolare Paranormal Activity e Cloverfield.

Proprio come Ruggero Deodato in Cannibal Holocaust nel 1980 faceva confluire lo stile neorealista con l’horror, oggi Eli Roth opera nella stessa maniera in un contesto contemporaneo. Se quindi la contrapposizione progresso/natura non è proprio una novità all’interno del genere cannibal, diventa interessante quando viene chiamata in causa la Rete, Internet, i Social Network, gli Smartphone e ciò che comportano: la simultaneità dell’informazione.

I giovani attivisti, infatti, organizzano un’azione di protesta riprendendo tutto con i loro cellulare e inviando in diretta mondiale, attraverso i satelliti, le immagini. Questo diventa un’arma potentissima di denuncia e di protezione considerato il fatto che l’esercito stesso appoggia la deforestazione dell’amazzonia.

Quando vengono fatti prigionieri della tribù cannibala nativa del posto, non avranno più nulla di tutto ciò, né smartphone, né segnale Gps, passando da giovani inseriti in una società bombardata da twitt, da video su youtube, a giovani spogliati di tutto e pronti per essere mangiati vivi.

Altra bella mossa di Eli Roth è stata poi il ridimensionare questa critica, rimanendo fedele al genere horror che ha un intento ludico: inserire un sacchetto di erba nel cadavere di una loro compagna pronta per essere cucinata in modo da inebriare l’intera tribù dopo il pasto fa ritornare tutti con i piedi per terra. Se poi, come vuole la prassi della fattanza, la tribù viene colta da un’improvvisa fame chimica allora si possono pensare due cose: o Eli Roth è un buffone o è uno dei migliori registi horror in circolazione. Naturalmente per me vale la seconda.

THE GREEN INFERNO

Regia: Eli Roth
Sceneggiatura: Eli Roth
Interpreti: Lorenza Izzo, Ariel Levy, Aaron Burns, Sky Ferreira

Marco Casciani