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Un amore rubato

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Il primo film di Leonardo Bonetti su grande schermo a San Valentino

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Domenica 14 febbraio, alle 11, presso l’Uci Cinemas di Parco Leonardo (Fiumicino) si terrà la prima del film “Un amore rubato”, un lungometraggio scritto e diretto da Leonardo Bonetti, con il contributo di Michele Baruffetti alla direzione della fotografia. L’ingresso è gratuito.

Il film tratta di un incontro tra due ragazzi, e le loro relative storie, all’interno di un contesto di disagio sociale, Adriel, un ladruncolo di origini montenegrine, tenta un furto con un suo complice in un condominio della periferia romana. Il colpo va a vuoto ma, durante la fuga, il giovane incrocia una ragazza: Alice. L’incontro sembra segnare il loro destino. Da quel momento si cercheranno, ognuno a suo modo, ognuno con uno scopo. Lui, in particolare, tornerà per tentare il furto, stavolta nel palazzo accanto. Ma il nuovo incontro tra i due, più significativo, aprirà la strada a uno sviluppo imprevisto.

Qualche dettaglio in più su “Un amore rubato” ci viene dato direttamente da Leonardo Bonetti, che abbiamo contattato per una breve intervista. 

Come le è venuta l’idea per questo lungometraggio?

“Ogni storia, almeno per quello che riguarda la mia esperienza, nasce sempre da un frammento. Un nucleo narrativo da cui l’immaginazione prende lo spunto necessario per tessere la sua trama intorno ai pochi personaggi. Da quel momento sono proprio loro a condurre il gioco. Cominciano a visitarmi apparentemente senza motivo, compiendo gesti e azioni le cui motivazioni sono a me del tutto sconosciute. Finché, pian piano, ogni cosa prende il suo posto, e la rete delle relazioni e degli avvenimenti si fa più chiara. In realtà la storia si sviluppa attraverso un’interrogazione continua. È l’autore a indagare, tra sé e sé, pazientemente, per svelare i nessi e i rapporti che intercorrono tra le vicende e i protagonisti. Così è successo per ‘Un amore rubato’, con l’aggravante del linguaggio cinematografico, per me del tutto nuovo. Qui i personaggi, infatti, vivono di una materialità che mi era sconosciuta, letteralmente incarnati”.

In quanto tempo è stato ideato e realizzato?

“Ho cominciato a vivere dentro il mondo di ‘Un amore rubato’ – perché di vera esperienza s’è trattata, di quelle che non si dimenticano – più di un anno fa. Avevo appena realizzato un mediometraggio a partire da un racconto mai scritto. Durante la realizzazione di quel primo tentativo, mi si sono affacciate alcune delle suggestioni di questa nuova storia. La scrittura del soggetto e della sceneggiatura è andata avanti fino all’inizio dell’estate, quando sono iniziate le riprese vere e proprie. Nel frattempo avevamo avviato i sopralluoghi, la ricerca degli attori, i provini: un lavoro fondamentale in vista dell’allestimento del set. Tra luglio e agosto, quindi, abbiamo girato la gran parte delle sequenze. Mentre altri cinque mesi sono andati al montaggio e alla postproduzione audio e video”.

È corretto parlare di un film a “budget zero”? Gli attori sono realmente non professionisti? Come sono stati scelti per il film?

“Si tratta di un film realmente indipendente, ma il cui costo è stato altissimo se si considerano la dedizione, il lavoro, il bagaglio tecnico e umano di ognuno dei partecipanti. L’esperienza espressiva e creativa necessaria alla realizzazione di un lungometraggio prevede, inevitabilmente, il coinvolgimento totale di ognuno. Così che abbiamo scelto la maggior parte degli attori tra le persone con cui avevamo da tempo un rapporto di stima e collaborazione molto profondo. Il risultato è andato oltre ogni nostra aspettativa. Cosa che ci rende particolarmente felici, è ovvio”.

Una storia d’amore nata in un clima di disagio sociale. Come si innestano questi due temi l’uno sull’altro?

“Forse non si tratta solo di una storia d’amore. Perché sono tanti gli “amori rubati”, in questa vicenda. Storia al plurale, che ruota intorno a un tema tanto universale da potersi sovrapporre in più di una circostanza. Tutto il film infatti – come l’amore – ha un andamento circolare, la cui forma è simile a un vortice che attrae e respinge. Ma si svolge anche in un contesto preciso. Nel nostro caso la periferia romana dei nostri giorni. Dove i problemi legati alla diversità e all’integrazione sono all’ordine del giorno. Il protagonista, infatti, è un giovane montenegrino che vive d’espedienti. E nel corso di un tentativo di furto finito male incontrerà Alice, l’altra giovanissima protagonista della vicenda”.

La colonna sonora del film è stata composta da lei. In che modo il binomio musica e immagini è sostanziale per questo film?

“Considero da sempre la musica come la vera anima dell’espressivo. Una sorta di linguaggio che accompagna i movimenti stessi dell’atto creativo. Così che mi sento stretto nei panni dello scrittore o dell’autore di cinema. Non si può scrivere, intendo, senza considerare la musica sottesa ad ogni scrittura. Sia essa letteraria, cinematografica o pittorica. La musica è il linguaggio trasversale che attraversa ogni forma di espressione. Le immagini di un film suonano come le parole di un libro. Oppure muoiono. Senza ritmo e senza armonia nessuna opera creativa potrà vivere del suo significato più intimo, più profondo”.

Leonardo Bonetti è già noto per gli importanti riconoscimenti ottenuti con i suoi libri, in particolare il suo romanzo d’esordio, “Racconto d’inverno”. Nato a Roma nel 1963, si è laureato presso l’Università La Sapienza di Roma con la tesi dal titolo “La metrica della Scapigliatura tra infrazione e tradizione”. Nel tempo sono state numerose le pubblicazioni su riviste letterarie e cinematrografiche, tra cui “Il Caffè Illustrato”, “L’Illuminista”, “451 Via della Letteratura della Scienza e dell’Arte” e molte altre.

Un amore rubato
domenica 14 febbraio
ore 11
Uci Cinemas Parco Leonardo (Fiumicino)
Ingresso gratuito

Serena Savelli