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De Andre’ all’Ara Pacis: una grande mostra dedicata a Faber

de andre

Un percorso multimediale per riscoprire le canzoni, i personaggi e la vita del grande poeta genovese.
Gradino dopo gradino, la mostra allestita sotto al monumento dell’Ara Pacis fa entrare il visitatore nel mondo di Fabrizio De Andrè. Al cantante viene reso omaggio a 70 anni dalla sua nascita, in una specie di tour che già ha portato la mostra a Genova e Nuoro.
Dai marmi dell’Ara Pacis si scende al piano inferiore, in un percorso verso il buio, in sale ricoperte da pannelli neri. Una discesa verso gli Inferi, per entrare in un mondo cupo: di amore e morte, di libertà e di guerra, di Genova e degli “ultimi” che Faber cantò. 
È una narrazione multimediale (ideata da Studio Azzurro), che diventa interattiva nella sala successiva, quella dedicata alla produzione discografica. Qui si può “suonare un disco” semplicemente appoggiandolo su un tavolo di legno, come una moderna versione di un giradischi. Sul tavolo appaiono immagini di concerti o di interviste in cui Fabrizio o i suoi amici e collaboratori cantano e raccontano le sue canzoni e l’ambiente in cui sono nate. Curiosa la conversazione in cui afferma di non amare particolarmente “La canzone di Marinella”, quella che lo portò al successo. La definisce una canzone come un’altra, solo più “fortunata” perché nel testo ci sono rime come “bella-stella”.
Nella Sala dei Tarocchi si entra nelle canzoni di De Andrè, quelle che raccontano una storia o un personaggio, il più delle volte preso dalla strada. Trentuno nomi a cui è stato dato un volto e che si possono vedere scorrere su tre enormi schermi. C’è Piero, con la divisa da soldato, che si muove appeso a dei fili come se fosse una marionetta. C’è Giovanna D’Arco con il suo vestito da sposa, che arde simbolicamente nel rogo che uccise la Pulzella d’Orleans. C’è Marinella, rappresentata come una ballerina che danza nel suo tutù bianco. Vicino, si trova l’antico pianoforte su cui un tempo si poteva vedere suonare Fabrizio nel grande salone di Villa Paradiso. Alle spalle si trova anche una sala video in cui vengono proiettate senza soluzione di continuità oltre 5 ore di immagini provenienti dall’archivio della RAI.
Infine un corridoio dedicato alla vita di De Andrè, con una cronologia e una serie di fotografie che lo ritraggono. Ancora immagini, filmati e videointerviste, questa volta prevalentemente di amici del cantante come Paolo Villaggio, che raccontano il Faber più intimo. Si tratta di una mostra diversa  che coinvolge lo spettatore emotivamente. Non è solo un tributo al grande personaggio, ma un lavoro di ricomposizione di frammenti di tutto il pensiero del Faber. È una vera e propria rimappatura del suo processo creativo, un percorso che si confronta con il suo pensiero per ricreare i suoi personaggi e le sue storie.

Museo dell’Ara Pacis, Roma – dal 24 febbraio al 30 maggio 2010
A cura di Vittorio Bo, Guido Harari, Vincenzo Mollica, Bepi Morgia
Biglietti 9,00 euro, ridotto 7,00

Emanuela Maisto

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