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Four Triptychs di Massimo Giannoni

Affascinante e suggestiva la mostra di Massimo Giannoni al Palazzo delle Esposizioni: dal 20 gennaio fino al 26 Febbraio 2012 nello Spazio Fontana, ingresso da via Milano, l’esposizione Four Triptychs, curata da Marco Tonelli con il Patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico e con il Patrocinio della Provincia di Roma

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Massimo Giannoni è il primo fra gli artisti italiani a scegliere come soggetto librerie e biblioteche storiche che raffigurano e simboleggiano il sapere contenuto stabilmente in libri e scaffali. Memoria e trasformazione, fissità e luce, sospensione e scorrere del tempo, sono tutti gli aspetti che non generano contraddizione, ma che rendono unica l’espressione artistica di Giannoni. Autore di opere di grande impatto e formato, si pone come artista della tradizione ma anche come osservatore del mondo contemporaneo. Vive e lascia vivere la contemporaneità dell’opera stessa, attraverso trasalimenti percettivi che sono lì a parlarci della differenza tra vivere e formare, tra esperienza e rappresentazione. La sua opera mette d’accordo chi ama la pittura di figura e quella informale, la storia e la cronaca, il passaggio del tempo e il suo permanere, una cerniera che collega il dipinto di storia all’attualità. Massimo Giannoni, per questa importante antologica romana, propone nuovi lavori, tutti eseguiti nel corso del 2011. Quattro nuovi trittici, opere olio su tela di grandi dimensioni (circa 6 metri di lunghezza ciascuno), che sviluppano e declinano appieno i tratti fondamentali della sua ricerca artistica. Temi di attualità tipici del nostro tempo e del nostro immaginario che in sé portano contrasti e contraddizioni e che per tale motivo inducono alla riflessione. Frenetiche valigette dialogano con il tempo immobile di librerie e biblioteche, simboli del sapere , contenuto in modo stabile in libri e scaffali. Alle luci e le ombre di grandi vedute sulle città, si affianca il composto rigore dei luoghi della spiritualità che invita al rispetto e all’introspezione. Il silenzio interiore si oppone al caos contemporaneo: un confronto che si rivela molto attuale tra la velocità della comunicazione odierna e la bellezza intramontabile di quei luoghi da sempre regno della cultura passata, presente e futura. Evocando e ricollegandosi così al concetto di Kundera che, nel suo saggio “La lentezza”, afferma: “La velocità è la forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all’uomo; il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria e il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio”.

 

Emanuela Maisto