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Curiosità storiche sulla Fontana della Terrina

Intorno al 1590 Gregorio XIII fece realizzare da Giacomo della Porta, in piazza Campo de’ Fiori, una fontana dalla forma di vaso ovale emergente da un bacino rettangolare, al quale si scendeva per quattro brevi gradinate laterali. L’acqua sgorgava dalla bocca di quattro delfini in bronzo posti sui bordi della vasca, che, inizialmente, erano stati destinati, ma mai utilizzati, per la fontana di piazza Mattei, poi chiamata “delle Tartarughe”.

Nel 1662, per ordine di Gregorio XV, il vaso marmoreo fu sormontato da un coperchio in travertino. Il popolo le trovò subito dei soprannomi dispregiativi come il “Pasticcio” e la “Terrina”. Nello stesso anno furono tolti i delfini che, da allora, andarono perduti.

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Uno sconosciuto scalpellino aggiunse, di sua iniziativa, sotto al pomo del coperchio appena terminato, la frase: “Ama Dio e non fallire, fa del bene e lassa dire”. Secondo alcuni esperti l’ignoto autore della scritta potrebbe essere stato ispirato dai condannati al patibolo, il quale sorgeva nei pressi della fontana.

La “Terrina” era comunque utile ai commercianti della piazza quando, ad esempio, vi si teneva una specie di fiera di bestiame, foraggi e verdura. In tale occasione il bacino della fonte si riempiva di cibarie gratuite offerte al popolo e le bocchette del vaso, che sembrava una stupenda zuppiera posizionata in una ricca mensa, buttavano vino al posto dell’acqua.

Nel 1889 il Comune di Roma fece erigere nella piazza il monumento a Giordano Bruno, realizzata da Ettore Ferrari, e per poterlo porre nel punto esatto dove il filosofo era stato arso vivo, la fontana fu smontata e riposta in un magazzino. Nel 1924 si pensò di rimettere la fontana nella piazza ma vi fu posizionata una semplice copia. Nello stesso anno la vera fontana fu ricostruita integralmente a breve distanza dalla sua originaria posizione, in piazza della Chiesa Nuova, dove si trova tuttora.

Massimiliano Liverotti