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Giornate fortunate e sfortunate a Roma Antica

Misteri - saturnal

Si dice “giornata nera” alludendo ad una giornata particolarmente sfortunata, dopo che questa è trascorsa. Tale modo di dire risale ai tempi dell’antica Roma in cui si pensava vi fosse appunto un giorno particolarmente sfortunato al mese in cui era vietato intraprendere qualunque attività sia lavorativa che privata. Tale giornata cadeva in genere dopo le idi che erano il tredicesimo o il quindicesimo giorno del mese, dopo le none ( che erano invece il quinto o il settimo giorno ) o dopo le calende ( ossia il primo del mese ). Tra le giornate nere vi era il 18 luglio perché in quella data del 387 a.C. Roma aveva subito una pesante sconfitta da parte dei Galli. La giornata nera era contrassegnata da una pietra nera sul calendario al contrario dei giorni particolarmente fortunati che erano segnalati con una pietra bianca e che hanno dato origine al modo di dire albo signanda lapillo che significa “giorno da segnare con una pietra bianca”. Da qui forse deriverebbe il proverbio romanesco cosa da facce un segno cor carbone bianco che sta ad indicare un evento insolito e felice.

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Secondo alcuni esperti da queste abitudini dei nostri antenati deriverebbero l’attuale usanza di segnalare in rosso i giorni di festa sul calendario. I romani chiamavano Fasti il loro calendario mentre invece quest’ultima parola, “calendario” deriva invece da calendarium che ha anche il significato di registro dei conti in quanto nei giorni delle calende in genere si saldavano i propri debiti.
Dalle calende deriva anche il nome del fiore calendula o fiore di ogni mese e a proposito di curiosità sembra che il comune di Sesto Calende, in provincia di Varese, abbia preso il suo nome da un mercato che si teneva nel luogo die sexto ante calendas (il sesto giorno prima delle calende) ossia il quintultimo giorno del mese.

Massimiliano Liverotti

Urloweb.com