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I giochi da tavola dei Romani

misteri 129 - ludus-latrunculorum

Il tempo libero ai tempi dell’Impero

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Già nell’antichità esistevano i giochi da tavola e ovviamente pure i Romani erano soliti svagarsi in questo modo utilizzando una “tabula lusoria”, una tavola da gioco che poteva essere portatile, in legno, in argilla, in avorio, in bronzo o pietra o incisa su un supporto fisso. Le varianti erano parecchie, partendo dal noto “tris”, infatti anche di tavole ce ne erano di diversi tipi: quadrangolari, circolari, suddivise in settori, spicchi, caselle o da lettere utilizzate al posto di caselle da occupare. Tali lettere formavano frasi di senso compiuto come: VICTOR VINCAS/NABIGES FELIX/SALBUS REDEAS, ovvero Possa tu vincere vittoriosamente/fare un viaggio fortunato/e tornare a casa vivo.

Tavole di questo tipo sono state ritrovate in molti luoghi del mondo romano, a partire dalla Capitale fino in Africa e in Germania.

Tra i giochi era molto diffuso il “Duodecim” o “XII Scripta”, il “gioco delle 12 linee”, tuttora in uso, con qualche differenza, con il nome di “Backgammon”.

Si disponeva di 15 pedine con le quali compiere un percorso lungo le caselle sulla base del punteggio ottenuto tirando i dadi con lo scopo di portare fuori dalla scacchiera tutte le proprie pedine, “mangiando” quelle dell’avversario.
Un altro gioco era il “ludus latrunculorum” o “latrunculi”, il “gioco dei soldati”. Anche qui si usava una scacchiera dove ogni partecipante era dotato di 16 pedine che fungevano da soldati, guidati da una pedina-comandante detta “bellator”. L’obiettivo era eliminare le pedine dell’avversario. Il gioco è stato ritenuto a metà strada tra la dama e gli scacchi.
La passione dei Romani per i giochi da tavola è nota. Si ricorda, ad esempio, del nobile storico Giulio Cano, condannato a morte ingiusta da Caligola, che attese il momento dell’esecuzione giocando imperturbabile ai “latruncoli”.

Massimiliano Liverotti