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La Chiesa dei Santi Luca e Martina

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L’invidiabile posizione di questa chiesa, in via della Curia, tra il Foro Romano ed i Fori di Cesare e di Augusto, le valse anche l’appellativo di Santa Martina in tribus foris.

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Si tratta di una chiesa meravigliosa, un capolavoro architettonico, una delle testimonianze di maggior rilievo del Barocco romano. Sorge su una chiesa inferiore dedicata a Santa Martina, martire a Roma nel 228 durante l’impero di Alessandro Severo, sfruttando gli antichi ambienti del Secretarium Senatus, edificio dalla destinazione incerta: forse sede di un tribunale per i processi ai membri del Senato, oppure dell’archivio senatoriale, o ancora di un luogo adibito a riunioni segrete dei Senatori. Era a pianta rettangolare ed era un ambiente provvisto di abside. Nel 1588 papa Sisto V affidò la chiesa all’Accademia di San Luca ed i lavori all’inizio furono affidati ad Ottaviano Mascherino, ma per carenza di fondi furono sospesi per essere ripresi nel 1634. Allora si ebbe la nuova chiesa, un capolavoro architettonico di Pietro da Cortona, considerato il principe dell’Accademia, che vi lavorò fino al 1664.

L’artista prese l’opera talmente a cuore che per la realizzazione vi impegnò gran parte del suo patrimonio dedicandosi in particolare alla cripta, nella quale collocò anche la propria cappella sepolcrale. Durante gli scavi vennero però rinvenuti i resti di Santa Martina e di altri martiri, quali Concordio, Epifanio e Compagno; l’episodio suscitò tale commozione ed entusiasmo popolare che papa Urbano VIII non poté esimersi dall’intervenire, anche finanziariamente, insieme al nipote cardinale Francesco Barberini. La chiesa superiore aperta al culto, appartiene all’Accademia di San Luca e si presenta con una facciata leggermente convessa. Essa è considerata il vero e proprio capolavoro di Pietro da Cortona: divisa in due ordini, incorniciata fra coppie di lesene e ravvivata da eleganti coppie di colonne e di lesene minori mentre su un breve timpano curvilineo sono posti due angeli che reggono lo stemma barberiniano del pontefice. Su tutto si erge una grande cupola, realizzata nel 1664, che poggia su un tamburo circolare diviso da paraste in otto sezioni, con finestre a timpano triangolare con belle cornici sulle quali è posta l’ape, sempre per ricordare i Barberini.

Internamente la cupola è divisa in otto spicchi da nervature che si irradiano dalla base della lanterna: ogni sezione è decorata con dei lucernari che decrescono salendo. Nei pennacchi sono riprodotti i simboli dei Quattro Evangelisti: il leone che rappresenta San Marco, l’angelo San Matteo, il toro San Luca e l’aquila San Giovanni, tutti realizzati nel 1730. L’interno è a croce greca e scendendo poi nella chiesa inferiore dedicata a Santa Martina si possono vedere ricche decorazioni di marmi policromi. In questi ambienti sono posti i monumenti funebri di alcuni membri dell’accademia di San Luca. Tra le caratteristiche di questa chiesa c’è una sedia episcopale ornata di cerchietti, ognuno dei quali corrisponde ad una preghiera; un’iscrizione apocrifa che riporta il modo con cui l’imperatore Vespasiano (69-79) ‘premiò’ un certo Gaudenzio, architetto del Colosseo, facendolo uccidere; l’altare di santa Martina nella chiesa inferiore disegnato da Pietro da Cortona e realizzato da Giovanni Artusi detto il Pescina, un capolavoro di marmo e bronzo dorato. Nella chiesa sono sepolti numerosi artisti, tra i quali oltre allo stesso Pietro da Cortona, Ottavio Mascherino, Pomarancio e G. B. Soria. L’originario palazzo dell’Accademia di San Luca, annesso alla chiesa, fu distrutto per la sistemazione dei Fori Imperiali, così l’Accademia si spostò a Palazzo Carpegna.

Emanuela Maisto