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La Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano

… e le recenti scoperte del carcere in cui fu detenuto il patrono di Roma.

Recenti scavi sembrano aver svelato un altro tassello dei millenari trascorsi di San Pietro – in seguito ad una campagna di scavi archeologici nelle grotte del Carcere Mamertino o Tulliano – custodito nelle fondamenta della chiesa di San Pietro in Carcere, oggi di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano, dove la leggenda narra che sia stato detenuto l’apostolo. Si tratterebbe del primo carcere di Roma in un luogo di culto. Queste scoperte rimettono in discussione quella che per molto tempo è sembrata essere solo una leggenda medievale.
Le ricerche, lunghe e complesse, hanno consentito di ricostruire le fasi di trasformazione dall’epoca arcaica a quella paleocristinana, con la conversione da carcere a luogo di culto. La rapidità della trasformazione in luogo di culto e poi in chiesa avvalorerebbe l’ipotesi dell’utilizzo dell’area come luogo di detenzione del santo. È stata rinvenuta un’“acquasantiera” paleocristiana alto-medievale nei nuovi spazi scavati all’interno del Tullianum (o Mamertinum), dove secondo la tradizione furono detenuti i santi apostoli Pietro e Paolo. È stata ritrovata anche una piccola vaschetta sul pavimento, impiegata per raccogliere l’acqua e forse usata dai primi pellegrini della Roma cristiana. Proprio l’acqua gioca un ruolo essenziale in questi angusti ambienti trasformatisi in prigione in età repubblicana: nella pavimentazione originaria si apre un piccolo incavo che consente all’acqua della falda sottostante di risalire e depositarsi a terra, “allagando” di qualche centimetro l’ambiente. Un elemento che spiegherebbe la presenza dell’acqua anche nella leggenda sulla detenzione di Pietro: l’apostolo che dopo aver convertito i suoi carcerieri li battezza col fiotto che fa sgorgare da terra dopo aver fatto un segno della croce. Gli scavi hanno anche evidenziato  l’originaria forma circolare a “tholos”, mentre gli affreschi venuti alla luce in questi mesi, risalenti al VI-VII secolo, confermano l’antichità del culto di Pietro.
L’origine di questo celeberrimo oratorio risale ai primi secoli della pace della Chiesa. A questo uso fu trasformata una cella del famoso carcere mamertino e tulliano, ove, secondo tradizioni antiche, furono rinchiusi gli apostoli Pietro e Paolo.
La più antica memoria storica dell’avvenimento si ha dagli atti dei ss. Processo e Martiniano, i quali ci dicono che in quel carcere furono rinchiusi sotto Nerone i due principi degli apostoli. E nonostante quel documento sia mutilo e corrotto, tuttavia non è da giudicarsi posteriore al secolo IV o V. Quell’oratorio fu infatti il principale santuario cristiano del Foro Romano, ed il libro pontificale, nella biografia di Gregorio III, lo testimonia .
Il luogo, quindi, fu venerato pubblicamente fino dal secolo IV, e a quell’epoca è da attribuire la sua trasformazione in oratorio di San Pietro in Carcere. Nel secolo XVI sopra di quello fu edificata una chiesa per cura della università dei falegnami, per cui cambiò nome in San Giuseppe dei Falegnami, che custodisce ed ufficia l’oratorio, divenuto sotterraneo per l’ innalzamento del suolo circostante. La chiesa sovrastante fu edificata l’anno 1539, durante il pontificato di Paolo III.
Da una devotissima immagine del S. Crocifisso, scolpita in legno, che in quell’oratorio si venera, le viene dato anche l’appellativo di ss. Crocifisso di Campo Vaccino.
Eppure, per quanto straordinaria, quella della Soprintendenza è una scoperta “low cost”: nel corso di questi anni è stato speso meno di mezzo milione per il Tullianum e l’ultima campagna di scavi (da settembre a oggi) è costata 140 mila euro. Attualmente il sito è posto sotto la tutela dell’Opera Romana pellegrinaggi per conto del Vicariato e potrebbe essere inserito nel tour della Roma cristiana.

Emanuela Maisto

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