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La chiesa di Santa Lucia in Selci

Meraviglie 136 bis - s Lucia in Selci interno

Una chiesa del V secolo nel cuore del Rione Monti

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La Chiesa di Santa Lucia in Selci è situata nel Rione Monti, sul Colle Esquilino, sulla via omonima al civico 82. Si tratta di un luogo antichissimo e secondo alcuni prenderebbe il nome dalla martire originaria di Siracusa, mentre per altri la chiesa è così chiamata per la sua vicinanza con la vecchia via Labicana, ovvero la strada che conduceva alla Campania, il cui suolo era in pietra già dall’antichità. 

La sua costruzione risale ai tempi di papa Simmaco intorno al V secolo e fu costruita per ospitare e curare i malati e dare assistenza ai poveri. Venne restaurata da papa Onorio I e da Leone III. Per un periodo ne fu titolare il Cardinale Cencio Savelli, detto il Camerario, che divenne poi papa con il nome di Onorio III. Il titolo cardinalizio restò comunque alla chiesa finché non le fu sottratto con Papa Sisto V.

La chiesa era allora ufficiata dai padri Certosini che l’abbandonarono; passò così nelle mani delle suore Agostiniane nel 1604, che la detengono tuttora e da allora essa assunse il volto attuale.

Fu incaricato Bartolomeo Bassi del rifacimento dell’antico edificio di clausura che fu suddiviso in tre ambienti: per le Suore Agostiniane, per le Clarisse e per le Domenicane, destinato ad accogliere così più ordini religiosi.
Carlo Maderno, invece, fu incaricato del restauro della chiesa seguendo il gusto barocco del tempo.

Da allora e ancora oggi si può ammirare il bel portale con timpano spezzato che poggia su due mensole a volute, anche queste opera del Maderno, che permette l’accesso sia alla chiesa, sia al monastero annesso; varcato l’ingresso, una breve scalinata conduce in un androne, dove è possibile notare lo sportello a ruota dove venivano abbandonati dalle ragazze-madri i neonati che non potevano tenere.

All’interno la chiesa presenta una navata unica e nella controfacciata si trova una cantoria del Borromini e una preziosa immagine di “Dio Padre” del Cavalier d’Arpino. Infatti dal 1628 al 1639 l’artista lavorò su opere di decorazione per la cappella della Trinità su incarico di suor Clarice Vittoria Landi, lasciandovi anche un bellissimo altare che si ritiene essere una delle primissime opere dell’architetto barocco. All’interno si segnala anche una pala con il Martirio di Santa Lucia di Giovanni Lanfranco. Caratteristiche dell’intero complesso sono le alte mura in laterizio in cui si aprono le finestre a cornice semplice e le notevoli arcate sui pilastri.

Emanuela Maisto