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La mongolfiera di Napoleone

Da Parigi a Bracciano, passando per la Cassia e per il Vaticano

La sera del 16 dicembre 1804 a Parigi vi fu una grande festa popolare, costata più di otto milioni di franchi, in occasione dell’incoronazione di Napoleone I, avvenuta due settimane prima. Un immenso pallone aerostatico, costato 23.500 franchi e realizzato dal colonnello Andrè-Jacques Garnerin, fu fatto innalzare nel cielo tra una pioggia di bellissimi fuochi d’artificio. Garnerin, per assicurarsi il rinvenimento della mongolfiera, vi appese una lettera che, in futuro, avrebbe certificato il volo del mezzo. Inoltre, al suo interno vi erano delle lettere di Papa Pio VII e un legato di 300 franchi, premio per chi l’avesse rinvenuta. Il pallone fu lanciato dal piazzale di Notre-Dame fra gli applausi della folla, ma lo spettacolo della sua ascesa fu di breve durata perché un vento forte lo trascinò lontano.

In poche ore la mongolfiera superò le alpi e discese verso Roma, iniziò ad abbassarsi sulla via Cassia e urtò con violenza contro il sepolcro di Vibio Mariano, che alcuni ritengono, erroneamente, la “Tomba di Nerone”.

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Nell’urto con il rudere la corona si staccò e la mongolfiera, alleggerita, risalì e si diresse verso settentrione andando a finire nel lago di Bracciano, vicino al quale nacque poi il Museo Storico dell’Aeronautica Militare. L’involucro recuperato sarebbe stato conservato in Vaticano per 170 anni. Nel 1978 Papa Paolo VI, primo pontefice ad aver volato sugli aerei delle Forze Armate, lo donò all’Aeronautica Militare in segno di gratitudine ed apprezzamento. Da allora il pallone è custodito nel già citato Museo dell’Aeronautica Militare a Bracciano.

Quando Napoleone seppe che la sua corona imperiale era finita sulla “Tomba di Nerone” lo ritenne un sinistro presagio. Decise di rompere ogni rapporto con il colonnello Garnerin e di trasportare a Parigi i preziosi gradini dell’altare principale di Santa Prassede con cui aveva deciso di realizzare il basamento del suo trono. Questo progetto tuttavia non fu mai attuato.

Massimiliano Liverotti