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La Porta Magica in Piazza Vittorio

La Porta Alchemica, detta anche Porta Magica, Porta Ermetica o Porta dei Cieli, è collocata nei pressi di P.za Vittorio, ed è uno dei monumenti più affascinanti e misteriosi della Capitale.

Fu edificata tra il 1655 e il 1680 dal Marchese di Pietraforte Massimiliano Palombara nella sua villa situata nella campagna orientale di Roma, sul colle Esquilino, ossia l’odierna P.za Vittorio. La parte orientale del colle, oggi caratterizzata dai palazzi del grande quartiere costruito dopo il 1870, è stata per secoli il giardino di Roma . Fin dalla fine del XVI secolo, gli aristocratici vi avevano costruito residenze favolose immerse nel verde. Queste splendide ville suburbane spesso sorgevano sugli stessi luoghi dove, più di mille anni prima, i potenti romani avevano realizzato le loro ville con giardini (detti “horti”), secondo una moda inaugurata da Lucullo sul Pincio e da Mecenate proprio sull’Esquilino. Purtroppo la maggior parte di queste ville è stata distrutta per far posto al quartiere ottocentesco, e solo pochi resti di quelle meraviglie sopravvivono tra i palazzi moderni. L’antica porta è l’unica superstite di cinque, fatte costruire dal marchese nella sua villa seicentesca. L’interesse del marchese per l’alchimia nacque probabilmente per la sua frequentazione, sin dal 1656, della corte della regina Cristina di Svezia a Palazzo Riario (oggi Palazzo Corsini) sulle pendici del Gianicolo, oggi sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Infatti egli era un appassionato studioso di alchimia, antica forma di esoterismo diffusa nell’antichità e nel medioevo, e bandita dalla Chiesa che la considerava “magia nera”, tanto da processare e condannare al rogo i presunti “stregoni” o “alchimisti”. Dopo che la regina si convertì al cattolicesimo, abdicò al trono di Svezia e passò gran parte del resto della sua vita esule a Roma fino alla morte, nel 1689. Proprio quella porta si pensa fosse l’ingresso di un misterioso giardino, in cui Palombara e altri amanti dell’esoterismo si riunivano in gran segreto per condurre i propri esperimenti. Secondo la leggenda, una notte fu ospitato nella villa un pellegrino, che alcuni identificano con il famoso alchimista Francesco Girolamo Cancellieri, il quale riuscì prima dell’alba a scoprire la famigerata formula della pietra filosofale, dotata di qualità magiche e in grado, secondo le credenze dell’epoca, di tramutare il piombo in oro. La mattina seguente il finto mendicante fu visto dileguarsi attraverso la porta lasciando dietro di sé alcune pagliuzze d’oro, a dimostrazione della riuscita del suo esperimento, e alcune pergamene piene di enigmi e oscure frasi latine, che svelavano la formula per ottenere la pietra filosofale. Dopo avere invano interpellato i maggiori scienziati e alchimisti dell’epoca il marchese, ormai rassegnato, fece incidere sulle cinque porte della villa il contenuto delle pergamene, con i simboli e gli enigmi, nella speranza che qualcuno, in futuro, riuscisse finalmente a svelare l’arcano. Forse l’enigmatica carta potrebbe riferirsi, per concordanze storiche e geografiche e per il passaggio tra le mani di alcuni appartenenti al circolo alchemico di villa Palombara, al misterioso manoscritto Voynich, che faceva parte della collezione di testi alchemici appartenuti al re Rodolfo II di Boemia e donati da Cristina di Svezia al suo libraio. I simboli alchemici lungo gli stipiti della porta seguono la sequenza dei pianeti associati ai corrispondenti metalli: Saturno-piombo, Giove-stagno, Marte-ferro, Venere-rame, Luna-argento, Mercurio-mercurio. Ad ogni pianeta viene associato un motto ermetico, seguendo il percorso dal basso in alto a destra, per scendere dall’alto in basso a sinistra. La porta si deve leggere come il monumento che segna il passaggio storico del rovesciamento dei simboli del cristianesimo verso il nuovo modello spirituale che si stava sviluppando nel Seicento. Nessuno però è mai riuscito, ad oggi, a decifrare gli strani simboli incisi sulla porta.

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Emanuela Maisto