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Leggende e curiosità su Archimede di Siracusa (Parte III)

arcyhimede

Grazie a Vitruvio sappiamo che Archimede avrebbe cominciato ad occuparsi di idrostatica quando il re Gerone II gli aveva chiesto di verificare se una corona fosse stata realizzata in oro puro o con altri metalli.

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Lo scienziato avrebbe scoperto come fare durante un bagno, notando che la sua immersione nell’acqua causava l’innalzamento del suo livello. Ne sarebbe rimasto così entusiasta da uscire dall’acqua e correre nudo per le strade di Siracusa gridando: “Heureka!” (Ho trovato!)

Il problema sarebbe stato risolto misurando i volumi della corona e di un uguale peso d’oro immergendoli in un recipiente colmo d’acqua e misurando l’acqua traboccata. Gli storici però trovano questa spiegazione poco convincente sia perché comporta un errore troppo grande e sia perché non ha alcuna connessione con gli studi di idrostatica di Archimede. Secondo una ricostruzione più credibile la corona e un uguale peso d’oro sarebbero stati pesati immergendoli entrambi in acqua. Se la corona fosse stata d’oro puro la bilancia sarebbe stata in equilibrio, ma si abbassò dalla parte dell’oro. Se ne dedusse che, essendo i pesi identici, se la corona aveva subito una spinta verso l’alto maggiore, doveva avere un maggiore volume, il che comportava che era stata realizzata con metalli aventi densità minore dell’oro.

Archimede avrebbe inventato gli Specchi Ustori costituiti da almeno ventiquattro grandi specchi piani disposti in una figura esagonale e rotante su un palo fissato al terreno. Lo specchio centrale dirigeva il raggio solare riflesso sull’obiettivo nemico, mentre gli specchi laterali convergevano con un sistema di cinghie. Grazie ad essi lo scienziato avrebbe bruciato le navi romane. Secondo alcuni storici tuttavia le fonti che riportano notizie sugli Specchi Ustori sono poco credibili. Sembra che lo scienziato avrebbe effettivamente bruciato le navi romane, ma utilizzando armi da getto in grado di lanciare sostanze incendiarie.

Massimiliano Liverotti