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L’Estasi di Santa Teresa d’Avila nella chiesa di Santa Maria della Vittoria

La chiesa di Santa Maria della Vittoria è situata in via Venti Settembre, nel rione Sallustiano. Fu edificata per volontà del cardinale Scipione Borghese ad opera di Carlo Maderno tra il 1608 e il 1620.

Inizialmente dedicata a San Paolo, venne rinominata dopo la battaglia della Montagna Bianca di Praga durante la Guerra dei Trent’anni, che vide la vittoria temporanea dei cattolici sui protestanti. La chiesa venne ufficialmente dedicata alla Madonna della Vittoria da Innocenzo X.
L’armoniosa facciata sembra quasi una ripetizione di Santa Susanna del Maderno ma è opera di Gian Battista Sorìa, caratterizzata da due ordini di lesene con in basso una breve scalinata ed un portale arricchito da nicchie laterali; l’interno è costituito da un’unica navata non molto vasta ma ornata da stucchi, marmi e ori di estrema ricchezza. Una delle cappelle laterali conserva due interessanti pitture del Domenichino: un San Francesco in estasi e un San Francesco che riceve le stimmate, entrambe databili al 1630. Ma il vero capolavoro si trova nel transetto di sinistra: si tratta della Cappella Cornaro con una delle opere più famose e discusse di Gian Lorenzo Bernini, l’Estasi di Santa Teresa D’Avila. La sua creazione impegnò lo scultore dal 1644 al 1651 durante il pontificato di Papa Innocenzo X Pamphili. Morto Papa Urbano VIII, suo grande mecenate e ammiratore, il nuovo pontefice preferì al suo posto l’altro grande protagonista del barocco romano: Francesco Borromini. Dopo tanti trionfi il Bernini passò dunque un periodo di sfortuna e di amarezza e, perduta la committenza papale, lavorò per sé e per i privati. È proprio in questo periodo che si dedicò ad uno dei capolavori del barocco. L’estasi gli fu commissionata dal cardinale Federico Cornaro, dopo il suo arrivo a Roma nel 1644 ed è rappresentativa di tutta un’epoca. Eccezionale è l’abilità tecnica nella resa del marmo e nella composizione dei personaggi, ma all’epoca gli furono mosse due critiche fondamentali: la prima per la troppa spettacolarità della composizione e la seconda per una certa ambiguità nell’abbandono della Santa. Il Bernini infatti pose il gruppo di Santa Teresa con l’angelo in una rientranza sopraelevata come fosse un palcoscenico e sui lati della cappella scolpì in rilievo i membri della famiglia committente, i Cornaro, posti come se fossero degli spettatori affacciati e sporgenti dai parapetti di un teatro. In questa scultura finzione e realtà si alternano in un gioco intellettuale in cui è chiamato a partecipare anche lo spettatore. L’artista, quindi, aveva tutta l’intenzione di realizzare un’opera teatrale, rifacendosi probabilmente al coetaneo drammaturgo spagnolo molto conosciuto nel 600, Calderòn de la Barca, che proprio in quel periodo metteva in scena una delle sue opere dal titolo “Il gran teatro del mondo” in cui andava sostenendo che la realtà non è che un’illusione, una finzione, un’ombra; tutta la vita è un sogno. Inoltre il Bernini doveva conoscere molto bene gli scritti di Santa Teresa D’Avila perché riprende un passo ben preciso in cui la santa racconta in maniera molto vivida una delle sue estasi: “L’anima mia si riempiva tutta di una gran luce, mentre un angelo sorridente mi feriva con pungente strale d’amore”. Proprio così la rappresentò lo scultore: le vesti scomposte, le palpebre abbassate, la bocca dischiusa, tutta palpitante d’amore e accanto a lei un angelo sorridente che somiglia quasi alla figura di un Eros alato che sta per scagliarle una freccia dritta nel cuore, entrambi immersi in uno scintillio di raggi di luce divina materializzati nel bronzo. Il gruppo è illuminato da una finestrella ovale posta nella nicchia, come un proiettore scenico invisibile al pubblico cosicché i panneggi della santa e dell’angelo ne risultano fortemente chiaroscurati, mentre le parti nude, come i piedi di Teresa, il viso e le mani sono dolcemente accarezzati dalla calda luce. Spiritualità e sensualità si mescolano in questa statua così perfetta, rispecchiando il sentimento mistico di Santa Teresa. Nata ad Avila nel 1515 da una nobile famiglia spagnola, vestì l’abito delle Carmelitane nel 1536; nel 1560, nel clima religioso della Controriforma, iniziò la sua opera di riformatrice tendente a restaurare il primitivo rigore cristiano. Fu canonizzata nel 1622, due anni prima che il Bernini ricevesse la committenza della famiglia Cornaro.

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Emanuela Maisto