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Piazza Mattei: il palazzo di Giacomo Mattei e la fontana delle tartarughe

Palazzo Mattei, che si apre sulla piazza omonima ai numeri 17 e 19 (Rione XI ? S. Angelo), è il più antico edificio dell?isolato Mattei ed è costituito da due unità.

Entrambe sono caratterizzate da sobri lineamenti rinascimentali. L?edificio sulla destra della piazza, al numero 19, risale alla fine del Quattrocento ed è probabilmente opera di un allievo del Rossellino o di Giuliano da Maiano. Sul portale di marmo, attraverso il quale si accede in un cortile pure quattrocentesco, con due ordini di arcate e loggia, si trova l?antico stemma dei Mattei. All?interno, si può ammirare una spettacolare scalinata a cielo aperto con in alto un belvedere.
L?altro corpo di fabbrica, al numero 17, ha un bel portale rinascimentale e fu trasformato, per volere di Giacomo di Pietro Antonio Mattei, nel Cinquecento, ad opera di Nanni di Baccio Bigio. Sempre  nel Cinquecento, il diciottenne Taddeo Zuccari eseguì, sulla facciata del palazzo, una pregevole decorazione a monocromo con Storie di Furio Camillo della quale oggi purtroppo nulla è rimasto. Le uniche testimonianze iconografiche di questo lavoro del giovane artista sono dei bei disegni. Nel Museo di Palazzo Venezia, inoltre, esiste un quadro che rappresenta Taddeo che, alla presenza di un piccolo pubblico, sta eseguendo i lavori in questione. Il prospetto dell?edificio è di un solo piano, con sei finestre architravate, mentre nell?ammezzato vi sono quattro finestre quadrate ed incorniciate che si alternano a due portali. Una di queste è murata ed ha dato adito, per questo, ad una simpatica leggenda. Sembra che uno dei Mattei, un duca, volesse sposare una bella e ricca fanciulla ma il padre di lei non acconsentì all?unione poiché riteneva il giovane, seppur nobile, ?squattrinato?. Saputolo, il duca  invitò a cena il mancato suocero e, nell?arco di una notte, provvide a far realizzare la Fontana della Tartarughe ancor oggi situata nella piazza antistante al palazzo. L?ospite fu intrattenuto fino all?alba e, al sorgere del sole, il duca lo fece affacciare alla finestra, dalla quale si poteva ammirare la fontana, dicendo: ?Ecco che cosa è capace di realizzare in poche ore uno squattrinato Mattei!? All?episodio seguirono le scuse e il permesso di celebrare le nozze.  Tuttavia, affinché nessuno potesse più affacciarsi a quella finestra e ricordare l?accaduto, il duca ordinò di murarla.  La leggenda ha comunque una postilla che spiega bene la tempestività della realizzazione dell?opera: la splendida fontana, allora sconosciuta, sarebbe stata realizzata per il giardino di una residenza principesca e dunque il duca Mattei si sarebbe limitato a chiederla in prestito ad un amico. Il trasferimento provvisorio, poi divenuto definitivo, sarebbe proprio avvenuto durante la fatidica notte di cui sopra.
Il progetto e il disegno originario della fontana portano la firma di Giacomo della Porta. In base ad esso i quattro efebi  in bronzo, che si ergono da conchiglie di marmo, avrebbero dovuto sostenere quattro delfini che però non furono mai eseguiti. Durante i lavori di restauro, giunsero le quattro tartarughe, realizzate probabilmente dal Bernini, tanto belle e raffinate che più volte, nel corso del secolo scorso, furono rubate. E? per questo che le tartarughe oggi esposte sulla fontana sono delle copie mentre le originali sono state messe al sicuro nei Musei Capitolini.

Cecilia Cecconi

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