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Un dialogo tra costruzioni medievali. Il complesso reticolo delle torri dell’Agro Romano

MERAVIGLIE DI ROMA - tex-marancia01

Nel corso dell’VIII secolo le coste del Lazio divennero meta di continue incursioni di pirati saraceni e, per contrastarli, nei terreni dell’Agro Romano venne costruito un sistema di vedette che consentisse di avvistare le imbarcazioni in avvicinamento e di trasmettere in breve tempo l’allarme.

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Tutta la zona, fino ad Anzio con la Torre Astura, fu così  sorvegliata da torri. Al centro di un luogo strategico, circondata da una serie di vedette di guardia dislocate nelle vicinanze, tra le Vie Laurentina e Ardeatina, sorgeva nel medioevo una torre, situata su un’alta collina; visibile anche oggi nel quartiere Tor Pagnotta, la costruzione appare notevolmente danneggiata: si conservano i resti della base, di forma quadrata, e parte dell’alzato; sul lato sud, tramite una scaletta esterna in mattoni, si accedeva all’ingresso. Con le vedette dell’Ostiense, dell’Appia e dell’Ardeatina, grazie anche alla sua altezza di oltre 15 metri, era in contatto visivo la cosiddetta Tor Marancia; costruita nel XIII secolo in blocchetti di tufo, presenta una merlatura per buona parte conservata e numerose feritoie e finestre, alcune delle quali con stipiti marmorei.

Lungo l’antica via Laurentina e l’asse Ostiense–Appia venne eretta nel XIV secolo, sui resti di un’antica cisterna romana, una torretta di avvistamento nota come Torre Brunori, che prende il nome da Brunoro di Gambara, che nel Cinquecento possedeva questi territori. Oggi la torre si può osservare sulla sinistra di via Caduti per la Resistenza, presso il palazzo dell’Enasarco. Nella stessa area, incorporata ora in un casale dell’omonimo quartiere, è visibile la Torre dei Cenci. Ed ancora, su una collinetta nei pressi del moderno Casale di Mostacciano, tra via Cristoforo Colombo e il Grande Raccordo Anulare, si trovano interrate le strutture di una torre databile al XIII secolo; questa costruzione, insieme a Torre dell’Arnaro e Torre Brunori, assicurava un controllo sul territorio delimitato dalle antiche vie Ostiense e Laurentina e dai fossi di Spinaceto e Vallerano. Nella Tenuta del Risaro, nel quartiere di Mezzocammino, è posta su una collinetta un’altra torretta di avvistamento; per la sua particolare posizione era in contatto visivo con altre due torri, purtroppo andate distrutte: la prima, detta Torricella, era situata su un’altura di fronte al Casale di Spinaceto, a sinistra dell’omonimo fosso; la seconda, chiamata Trefusa, venne costruita sui resti di una cisterna romana a circa 500 metri da Casale Ruffo. Infine, lungo via di Valleranello, sorgono i resti di un’altra torretta medioevale: di forma quadrata, è costruita in blocchetti di tufo misti a scaglie di selce e mattoni. Nel tempo le torri divennero simbolo di prestigio e potere. Emblematico al riguardo risulta lo straordinario fortilizio che dominava tutta la tenuta della Cecchignola (dopo l’incrocio di via della Cecchignola con la moderna via Ardeatina) costituito da un’altissima torre e da un casale; la vedetta, conservata per circa due terzi dell’altezza originaria, presenta un paramento murario di tufelli regolari ed è munita di finestre rettangolari con stipiti marmorei. La parte superiore della torre, con merlatura, è stata completamente ricostruita, mentre la base è stata rinforzata. L’intero complesso, recentemente restaurato, ospita diverse Fondazioni Culturali, una Biblioteca specializzata in arte ed è sede dell’Università dei Marmorari di Roma, oltre ad essere luogo di residenze private.

Alessia Casciardi