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Un inventore tra i Sampietrini

I Sampietrini, come è noto, sono un corpo di operai specializzati per la manutenzione, i restauri, l’illuminazione della Fabbrica di San Pietro. Si tratta di un lavoro per il quale sono necessari una grande intelligenza e molta forza fisica. Le fonti riportano che il più geniale tra tutti i Sampietrini fu Nicola Zabaglia.

Nato nel 1664, lavorò inizialmente con il padre Alessandro come semplice legnaiolo nei lavori del Vaticano, ma pur essendo semianalfabeta si distinse per il suo talento nel campo della meccanica e per l’invenzione di varie macchine e di ponti speciali per lavorare nelle parti più difficilmente accessibili della basilica. Molti dei suoi congegni sono ancora oggi in uso. Inventò, tra l’altro, un apparecchio con il quale si distaccano le pitture a fresco senza che tale movimento le rovini minimamente.

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Nel 1730 segò dal muro di San Pietro il famoso grande affresco del Domenichino rappresentante il martirio di San Sebastiano che fu trasferito a Santa Maria degli Angeli dove è tuttora visibile, mentre a San Pietro gli si sostituiva una copia in mosaico, più consona alla basilica e destinata a resistere all’umidità delle sue mura.

Quando era già stato nominato ufficialmente architetto della fabbrica di San Pietro, fu pubblicata una sua opera che conteneva una serie di disegni dal titolo: “Castelli e ponti di Nicola Zabaglia, con alcune ingegnose pratiche”.

Nel 1748, all’età di 84 anni, estrasse dalle profondità in cui si trovava al Largo dell’Impresa, l’obelisco di Montecitorio lungo 21 metri e 80 centimetri.

Nel freddo inverno del 1750, anno di giubileo, il lavoro dei Sampietrini era stato particolarmente gravoso e gli fu fatale. La lapide con l’epitaffio redatto dai frati carmelitani è ancora visibile al muro della seconda cappella a destra nella chiesa di Santa Maria in Traspontina. Forse fu Zabaglia stesso a scegliersi quella sepoltura così vicina al luogo dove aveva lavorato gran parte della sua vita.

Massimiliano Liverotti