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Via della Lungaretta

Lungaretta è il diminutivo di Lungara, è il nome della storica Via che collega Piazza Santa Maria in Trastevere con Piazza in Piscinula. La strada ha cambiato denominazione molte volte nel corso dei secoli e sul suo tracciato si dislocano tre chiese: S. Agata, S. Maria e la chiesa dedicata alle Sante Rufina e Seconda

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Si estende da Piazza in Piscinula a Piazza Santa Maria in Trastevere e corre sul tracciato di una antichissima via romana, forse risalente al VI secolo. Il nome Lungaretta, in realtà, è il diminutivo di Lungara, datole originariamente da Giulio II quando la risistemò. Ancora prima che venisse riassettata era chiamata via Trastiberina e più anticamente Vicus Tiberinus. Quando poi la famiglia dei Castellani vi costruì nelle vicinanze il suo palazzo venne chiamata vicolo Castellano. Tutto l’isolato era un feudo dei Mattei, che abitarono nel loro palazzo qui prima di passare al rione S. Angelo. Su questa via sorgevano ben tre chiese. La chiesa di S. Agata, fondata da Gregorio II sui resti della sua casa dopo la morte della madre nel 716: sotto Benedetto XIV, nel 1710, essa fu rifatta dalle fondamenta e concessa all’Oratorio della Madonna del Carmine che vi trasportò un’immagine della Vergine del Carmelo, popolarmente detta la Madonna dei Noantri. Questo simulacro divenne spunto per la classica festa trasteverina del 16 luglio detta appunto “Festa de’ Noantri”, tradizionale incontro dei “romani de Roma” lungo le vie del rione che si ravvivano di luci e bancarelle. Le altre due chiese che si incontrano sulla strada sono quella delle Sante Rufina e Seconda, antichissima, che sorge sulla casa delle due sorelle martiri trasteverine e che divenne il primo nucleo delle suore Orsoline a Roma; l’altra era una piccolissima chiesetta detta di S. Maria, oggi demolita , dove una religiosa spagnola vi aveva fondato un monastero con l’aiuto di un macellaio trasteverino. Il Rufini segnala che qui vi era una osteria detta della Lucertola, così chiamata non dall’insegna, ma dal fatto che l’oste diceva di essere fortunato perché possedeva una lucertola a due code.


Emanuela Maisto