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Via Giulia

via giulia

Venne inaugurata da Papa Giulio II della Rovere che le diede il nome. Il progetto iniziale del Papa, che salì sulla Cattedra di San Pietro nel 1503, era ben più ambizioso. Infatti prevedeva di farla arrivare fino al Vaticano, permettendo ai pellegrini di non perdersi nelle viuzze di Roma. La via già preesisteva, ma con il nome di Magistralis, non perché vi risiedessero i notai, ma perchè era considerata una delle vie principali della Capitale, una via maestra, per l’appunto. La via era caratterizzata da una forte tortuosità all’epoca, così Giulio II la indirizzò, sistemandola convenientemente. Ai due estremi di via Giulia, fin dal XIV secolo, si erano stabilite alcune colonie di toscani e soprattutto di senesi, dei quali si ricorda il Castrum, ovvero accampamento militare, un appellativo dato per le torri e le chiese sorte nel territorio, che gli davano l’aspetto di una cittadella fortificata all’estremità sud della via. Il Campo senese fu abbandonato nei primi del XVI secolo, ma vi rimase la chiesa che essi stessi avevano eretto nel 1526 alla loro patrona Caterina. L’incarico di raddrizzare e sistemare la via fu affidato al Bramante, che abbatté edifici a destra e a sinistra, rivelandosi ancora una volta all’altezza dell’appellativo di “Maestro Ruinante”. Avrebbe dovuto realizzare, sempre per Giulio II, un enorme palazzo, la Curia Giulia, che doveva ospitare i tribunali e gli uffici a esso connessi, ma poté soltanto gettare le fondamenta, ancora oggi visibili sulla via, così sporgenti da costruire una specie di sedile che i romani ancora chiamano “sofà di Via Giulia”. La morte di Giulio II nel 1513 e poi quella del Bramante, impedirono la prosecuzione del progetto. Si dovrà attendere Innocenzo XII che rimedierà in parte, con la costruzione del Palazzo di Montecitorio, alla mancanza di un vero e proprio Palazzo di Giustizia.

Emanuela Maisto

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