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Viaggio nelle vie della memoria

Questo mese, di propria iniziativa, è venuta a trovarci in redazione la signora Memoria Storica, dichiaratasi stufa e ormai decisa a parlare.

Ciò che più ci ha colpito è stato il fervore con cui lei si è presentata qui, come mai questa concitante necessità?
È mio dovere, non un semplice interesse, informarmi su come mi gestiscono a livello politico, culturale e turistico. Io sono colei che rappresenta i valori e le tradizioni di un popolo, io sono la coscienza dell’identità di un popolo! Vedo una preoccupante perdita di interesse nei miei confronti.

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Tra le tradizioni che lei rappresenta a quale è più affezionata?
Sono molte, troppe, quelle a cui sono legata! Posso però parlarvi in breve di una tradizione che prende vita proprio in questo periodo: la transumanza, però quella antica, cioè il movimento dei bestiami tra le valli e le zone montane più fresche.

Quanto antica intende?
Possiamo iniziare con “c’era ‘na vorta…”, perché voi siete romani e devo contestualizzare il racconto. C’era ‘na vorta, circa nel 10.000 a.C., una comunità di uomini evoluti che, prima di quell’attività sedentaria che è l’agricoltura, riuscì a veicolare la vita e la riproduzione degli animali grazie all’allevamento. Quindi, praticando quest’ultimo oltre alla caccia, si attestavano come nomadi o seminomadi al fine di seguire le necessità dei bestiami di spostarsi in luoghi adatti alla sopravvivenza a seconda della stagione. Inizialmente si scelsero animali facili da gestire come galline, oche, conigli e maiali. Solo in seguito venne il bestiame vero e proprio. Inoltre l’Italia è maestra della transumanza di brevi distanze per i suoi climi e terreni e nel tempo ha attirato molte genti provenienti dall’Europa del nord e dell’est. Nel vostro paese avete i bellissimi appennini e a poca distanza anche la costa tirrenica e adriatica. Quindi, in poco tempo, i bestiami e gli allevatori si spostavano dai pascoli invernali a quelli estivi. Questa necessità diede vita alla transumanza breve che è propria dell’Italia centrale. Alcune strade di proprietà pubblica, dette tratturi, furono addirittura destinate al transito del bestiame.

Ci dica qualcosa di più specifico su questi tratturi: ce ne erano alcuni che sfioravano Roma?
Assolutamente sì! Sono conosciute alcune grandi vie di tratturi dall’epoca romana di cui un paio salgono verso la Pianura Padana e altre tre scendono verso la Maremma toscana, la zona nord di Roma e il confine tra Lazio e Campania. Una attraversava Roma: la via Salaria, che portava alla foce del Tevere. Lungo queste vie spesso si trovano ruderi di ricoveri per animali o fattorie di riposo e per la lavorazione dei derivati delle mandrie.
Durante l’Alto Medioevo, fino all’anno mille circa, a causa delle incursioni cosiddette barbariche, fu un duro periodo per molte mie sorelle Memorie, soprattutto per Architettonica e Artistica, ma io sopravvissi nonostante le campagne si fossero spopolate a causa dei briganti. Per fortuna, con l’edificazione dei monasteri sulle vie della transumanza, l’economia legata alle mandrie e ai loro derivati (latte e pelli) non decadde. Anzi, è forte ancora al giorno d’oggi che le strade vengono percorse da camion e autotreni!
Ricordatevi di venirmi a trovare ogni tanto, nei musei, nei racconti delle vecchie generazioni e, magari, avventurandovi in questi sentieri di montagna nelle prossime giornate di sole.

Veronica Loscrì