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Figure della malinconia

Sentiamo la mancanza di qualcuno che non c’è, di un luogo, persino di una cosa che abbiamo perché sappiamo che potremmo perderla.

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“Il tempo invecchia in fretta” dichiarava in copertina un grande scrittore scomparso quest’anno. Sembra che il confronto con la categoria del tempo ci accompagni dal primo giorno. Insieme al tentativo di fermare le clessidre, conquistare le stagioni e creare un tempo nostro, sicuro per accorgerci poi che non gli apparteniamo più. Così abbiamo imparato la malinconia dei poeti classici che insieme alla dolcezza e ad un certo sublime dolore hanno attraversato tutta la storia del mondo. Vagabondaggi incompresi e solitari, dove l’arte vorrebbe essere l’unico modo di sfuggire alla morte, fissati nel tempo dal margine della cornice, dentro l’obiettivo di una macchina fotografica, su una pagina. Questa piccola raccolta di saggi scritti da Elisabetta Rasy è piena di tracce, sintomi della malinconia. Di arte, grandi maestri, paesaggi e figure. Una storia della luce, a partire da Turner e Goya, di fotografie, quadri di Hopper, gatti dipinti comparsi nel Chiostro di Santa Chiara a Napoli, oggetti abbandonati, dimenticati a raccontare “la malinconia della materia disertata dall’uomo”. Un libro che lascia smarriti e meditativi come davanti al finestrino di un treno in corsa.


Elisabetta Rasy
SkiraMiniSaggi
Skira editore 2012
pp. 96
euro 9

 

Ilaria Campodonico