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Libri come II, Peter Cameron

Dal 1 al 10 aprile all’Auditorium Parco della Musica, “Libri come” la festa del libro e della lettura

Peter Cameron è nato nel New Jersey e vive a New York. In uscita con il suo nuovo romanzo che verrà tradotto in Italia l’anno prossimo, ha pubblicato per Adelphi nel 2006 “Quella sera dorata”, trasformato in un film da James Ivory, “Un giorno questo dolore ti sarà utile” nel 2007 e la raccolta di racconti “Paura della matematica” nel 2008. Ha venduto il suo primo racconto al The New Yorker nel 1983 e per molti anni è riuscito a scrivere soltanto storie brevi: “avevo paura di non saper scrivere un romanzo e pensavo sempre in termini di racconto”. Forse per questo, il suo primo libro è stato proprio una raccolta di racconti, “One Way or Another” pubblicato da Harper & Row. Durante l’incontro all’Auditorium, una splendida conversazione con Ranieri Polese, Cameron ha spiegato come ogni volta che si trova all’inizio della stesura di un libro, comincia una lunga e appassionata ricerca che presto lo obbliga ad una modifica sostanziale del piano iniziale: “ogni volta parto con un’idea che durante la stesura diventa altro”. “Quella sera dorata” ad esempio partiva da un precisa premessa intellettuale, quella di esplorare il concetto di biografia attraverso la vita dei protagonisti, il rapporto tra la vita come è raccontata e la vita come è registrata ufficialmente. Alla fine è diventato un romanzo che parla di persone che si innamorano. Dal ’95 lo scrittore ha cominciato a scrivere solo romanzi, perché le sue idee si sono fatte sempre più complesse e richiedevano una tela più ampia: “mi vengono le idee molto meno frequentemente, nascono più lentamente”. “Mi manca il racconto, quel certo gusto, dove si può creare un mondo intero in uno spazio ristretto. Chiedo ai miei studenti di farne diversi al mese e mi sento un truffatore, perché non saprei farli più”. Le sue letture preferite sono Carver, Maxwell, Forster, mentre James, il protagonista di “Un giorno questo dolore ti sarà utile”, legge Trollope e Proust: il primo perché “tutti i suoi romanzi sono tomi di mille pagine con tanti personaggi, storie complesse che ti fanno abitare una nuova vita in un mondo alternativo” e James è solo e vorrebbe essere trasportato altrove; la seconda scelta è il risultato di una sua esperienza personale, di quando leggeva “Dalla parte di Swann” e qualcuno gli disse “devi aspettare di innamorati e disamorarti”, allora qualcuno aveva fatto irruzione in maniera violenta nella sua storia di lettore. Una cosa seria, perché Cameron è prima un lettore, persuaso che “usare bene la lingua può far funzionare bene il mondo”. In diverse occasioni, la sua scrittura ha avuto a che fare con il cinema, ma sorprendentemente Cameron racconta: “I film tratti dai romanzi sono simili, ma anche straordinariamente diversi. Due opposti polari, se pensiamo al magnetismo. […] Quando scrivo i miei romanzi, visualizzo un mondo fisico nei minimi dettagli. La versione cinematografica che ho nella mente non potrà mai essere riprodotta tale e quale da un set cinematografico. E capita che resto deluso. […] Alle volte il cinema sembra oscurare i libri, ma io sono contento di scrivere, che i miei siano libri, oggetti fisici che si possono toccare, afferrare, su cui poter tornare”.

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Ilaria Campodonico