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Libri come VII, Tahar Ben Jelloun

“Come il Maghreb” è il titolo di una lunga conversazione con Tahar Ben Jelloun, scrittore marocchino da sempre impegnato nella lotta contro il razzismo, e Renzo Guolo, professore di Sociologia e collaboratore del quotidiano ‘La Repubblica’, per riflettere ancora una volta sul conflitto vicino a noi, sulle conseguenze che sono sotto i nostri occhi, sulla libera narrazione che si mischia all’attenzione politica, sociale, storica.

Perché quello che sta accadendo nel mondo arabo, nella sponda sud del mediterraneo, sono sommovimenti nuovi, contro regimi autocratici e stati di polizia, rivolte che non hanno solo ricadute internazionali, geopolitiche, di scambi energetici. I primi a muoversi sono stati i giovani arabi che hanno usato la rete, riuscendo a connettersi ad una più ampia realtà globale, dichiarando infine la sconfitta dei movimenti islamisti come ideologia dominante. Giovani che studiano in Europa, in America e che sono tornati per fare la rivoluzione, quelli che hanno visto come l’individuo si muove altrove. “Per un lungo periodo, i paesi occidentali hanno rimproverato gli intellettuali arabi di non prendere la parola. E questo è falso”, dichiara lo scrittore. Oggi per la prima volta le persone sono scese in piazza liberamente non per chiedere il pane, ma i principi, manifestando contro i loro dirigenti. E’ una rivolta spontanea, non preparata, dove l’atavica umiliazione quotidiana è sfociata in un’esplosione: in Tunisia, in Egitto, in Libia, (anche se ci sono differenze tra un paese e un altro, dal momento che il mondo islamico non è un monolite). Resta il problema del dopo, proprio perché i movimenti scontano una certa giovinezza politica, ma è certo che sembra di assistere alla caduta dell’islamismo inteso come fondamentalismo, quello usato dai dittatori per contenere i loro paesi e diventato un fantasma agli occhi degli occidentali. Creare uno stato su basi solide richiede tempo e pazienza, ma “mai più avremo nel mondo islamico, una dittatura che schiaccerà l’individuo”, spiega Ben Jelloun. E il Marocco? “Le riforme sono arrivate con l’arrivo del nuovo re, che ha aperto i dossier degli anni della repressione, mettendo un punto con il passato durato trent’anni; ha modificato la costituzione accordando più diritti alle donne; ha dotato il paese di nuove infrastrutture. Cose fondamentali per l’avvenire”.
Immerso nel flusso di questa storia, travolto dagli accadimenti politici, uno scrittore che vuole far sognare e continuare a raccontare storie, è prima di tutto un cittadino, responsabile e mai indifferente, che deve prendere una posizione, partecipare, essere attivo rispetto a quello che succede. In termini di realismo politico, è naturale che i cambiamenti incontreranno il tema e i vincoli della politica internazionale, ma quale sarà l’equilibrio futuro non possiamo prevederlo: “Non lo sappiamo, perché è improvvisazione. Hanno imparato che la democrazia è un fatto culturale, stanno imparando a vivere insieme. Per cui ci sarà un vero e proprio conflitto con i fondamentalisti, che tirano il paese indietro. Una volta noi stessi ci percepivamo come clan distinti, mentre adesso assistiamo all’emergere dell’individuo, dove una donna e un uomo sono uguali davanti al diritto, alla giustizia, alla legge”.

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Ilaria Campodonico