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Lorenzo Lotto alle Scuderie del Quirinale fino al 12 giugno

“Artisti come il Lotto, il Caravaggio, il Rembrandt finiscono come dei vinti, quasi al bando della società in cui si trovano ad essere ospiti indesiderati, perché in contrattempo, perché più moderni di essa”.

Una vita tribolata, quella di Lorenzo Lotto, che di sé diceva di essere «solo, senza fidel governo et molto inquieto nella mente». Irriso e cacciato ai margini dello scintillante Rinascimento veneziano e del Manierismo romano, totalmente dimenticato anche dopo la morte. Nato a Venezia nel 1480, il Lotto risulta operoso nelle Marche nel corso di tutta la prima metà del ‘500 , scegliendo di lavorare al servizio di confraternite, ordini religiosi e importanti prelati come Nicolò Bonafede di Monte San Giusto, che nel corso del tempo si tramuterà in una scelta di vita, culminante nella decisione di farsi oblato nella Santa Casa di Loreto. La mostra presentata alle Scuderie è un viaggio ideale attraverso la produzione artistica di questo controverso maestro del Rinascimento italiano. I colori del Lotto con sprazzi di luce fredda e i piani prospettici insolitamente tagliati, sono le chiavi di lettura della sua opera e grazie a un nuovo speciale sistema di illuminazione a led, appositamente inventato da un gruppo di lighting designer, oggi si possono ammirare in tutte le loro declinazioni cromatiche. Per esempio le famose Pale nelle loro collocazioni originarie non hanno la possibilità di essere vedute né cosi da vicino, né in questa veste così coinvolgente. Il tratto pittorico del Lotto rimane al di fuori tanto dal favoloso splendido clima tizianesco, quanto dalle eccentricità intellettuali dei manieristi, volgendo le sue ricerche a quel misterioso soffio di luce naturale che si ritrova nei suoi quadri. I suoi occhi cercano la verità nella sua spoglia di veste quotidiana, in antitesi con la tendenza dell’epoca concentrata sulla sontuosità. Il visitatore va in empatia con l’opera d’arte e la vede con gli occhi della propria mente e del suo vissuto storico. Alle Scuderie sono presenti 57 opere tra cui alcune per la prima volta esposte in una mostra, come le grandi pale d’altare tra cui la Pala di San Nicola della chiesa del Carmine, la celebre Elemosina di San’Antonio di Santi Giovanni e Paolo a Venezia, il Polittico e la Trasfigurazione di Recanati, le pale di Quinto di Treviso e Asolo, la Pala di San Bernardino in Pignolo e la Trinità di Bergamo e il Polittico di Ponteranica. Al primo piano sono sistemate le opere devozionali, il secondo livello accoglie invece quelle a carattere profano, su tutte il Trionfo della Castità dei pricipi Rospigliosi Pallavicini e alcune provenienti da grandi musei internazionali come il Ritratto di Andrea Odoni dalle collezioni private della regina Elisabetta d’Inghilterra e il Ritratto d’uomo con cappello di feltro da Ottawa. E ancora altri ritratti provenienti dall’Accademia Carrara di Bergamo e dalla Pinacoteca di Brera, dal Metropolitan Museum di New York, dalla National Gallery di Londra. In fine nell’ultima sala si possono ammirare gli ultimi e commoventi dipinti del maestro, che si spegnerà nell’autunno del 1556 stanco, impoverito, solo e deluso.

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Emanuela Maisto