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Mexico: immagini di una rivoluzione

In mostra al Palazzo delle esposizioni fino al 9 gennaio.

La mostra riunisce un’inedita selezione di fotografie sulla Rivoluzione messicana che, attraverso undici nuclei tematici, racconta la storia dei cruciali accadimenti politici e dei leggendari movimenti armati avvicendatisi nel paese dal 1910 al 1920. 179 immagini in  bianco e nero di straordinario impatto visivo, provenienti da numerosi fondi archivistici della Fototeca Nazionale dell’INAH (Instituto Nacional de Antropología e Historia di Città del Messico), raccontano i dieci anni della Rivoluzione messicana secondo due differenti livelli di lettura, sia come testimonianza storica dei fatti accaduti, sia come esempi di interpretazione “estetica”, prodotto dello sguardo  individuale rivolto dai singoli fotografi a una congiuntura storico-politica vissuta da ciascuno in modo diretto e partecipato. La Rivoluzione messicana è stata la prima grande rivolta sociale del mondo moderno e nacque come movimento politico teso all’instaurazione di una vera democrazia  che prevedesse la partecipazione dei contadini nella spartizione e nello sfruttamento delle terre.  La vertiginosa modernizzazione del paese prodotta dalla dittatura di Porfirio Diaz (1876-1911), precedente la rivoluzione, si era infatti fondata sulla continua espansione delle grandi proprietà terriere ed aveva obbligato centinaia di migliaia di contadini a convertirsi in peones, salariati senza alcun potere, o a emigrare nelle città alla ricerca di miseri impieghi. Le profonde differenze di classe che si andarono sempre più accentuando, così come l’impossibilità da parte del ceto contadino di ottenere dal governo qualsiasi forma di compensazione politica, generarono lo scatenarsi di una guerra cruenta che si concluse soltanto nel 1920. La mostra prende in esame tutte le fasi di questo lungo conflitto, mettendo a fuoco di volta in volta le diverse esperienze di vita sottese dalle tragiche vicende della storia rivoluzionaria. Costruita sulla base di un criterio cronologico, la rassegna restituisce l’immagine romanzesca dei grandi caudillos, ma soprattutto riscatta la rappresentazione del quotidiano e i processi sociali innescati dalla Rivoluzione. Sono in ogni caso attentamente messe a fuoco, tra le altre, le figure di Francisco Madero, che capeggiò la rivolta con cui tutto il movimento ebbe inizio; Emiliano Zapata, al contempo il leader più radicale e quello più conservatore della lotta armata, idealmente proiettato verso il mondo contadino eppure impegnato nel difficile processo di modernizzazione del paese; Pascual Orozco, al capo di un movimento che intendeva sfuggire al controllo federale e centralista della rivoluzione; Pancho Villa, che con Zapata rappresentò la figura di massimo riferimento per i ceti più umili della popolazione coinvolti nella Rivoluzione.Mettendo a nudo espressioni, attitudini, costumi e modi di essere di uomini e donne nel corso di quei dieci anni fatidici, la mostra permette di percepire le svariate forme in cui migliaia di individui anonimi affrontarono un’esperienza politica tanto estrema, sotto i bombardamenti, privati di acqua, cibo o carbone. Parallelamente, sono documentate le accese manifestazioni di protesta che carestie, fame e disoccupazione generarono con crescente frequenza nel paese, così come i tragici fatti di violenza e sangue (interventi militari, catture, esecuzioni) accaduti nelle città come nelle campagne a margine degli scontri politici e sociali. Le nove sezioni tematiche  intendono coniugare lo svolgimento cronologico dei fatti con l’evoluzione dei linguaggi di ripresa fotografica, intesa come racconto e al tempo stesso interpretazione delle vicende storiche. Il ciclo espositivo è concluso da due sezioni di approfondimento dove, rispettivamente, vengono presentate alcune immagini-simbolo della storia della rivoluzione messicana e riepilogate per exempla le figure dei principali reporters, protagonisti . La rassegna comprende due brevi video, composti da materiale documentale filmato in forma cinematografica durante la Rivoluzione. Tali materiali, provenienti dalla Cineteca dell’UNAM, sono stati restaurati per l’occasione.
Infine, è stato integrato alla mostra uno specifico programma musicale intitolato Suoni della Rivoluzione, che attraverso 33 tracce di diversi generi muscali, intende facilitare ulteriormente l’immersione dello spettatore nel clima dell’epoca.

Informazioni:
Palazzo delle Esposizioni , Via Nazionale 194 (Roma)

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Emanuela Maisto