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Arcade Fire – The Suburbs

Quando debutti con un disco che viene considerato un capolavoro, Funeral, all’uscita del secondo album tutti ti aspettano al varco.

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I più invidiosi pronti a criticare ed i più appassionati ad incrociare le dita sperando di non rimanere delusi. Se anche il secondo lavoro, Neon Bible, si dimostra all’altezza – se non superiore al primo – ecco che i critici o presunti tali aumentano in attesa dell’esame successivo. L’anno scelto dagli Arcade Fire per l’esame è il 2010 e ci si presentano con la loro terza fatica, The Suburbs. La band canadese è fedele a se stessa e, al primo ascolto, il disco sembra proseguire quel magnifico mix di pop, rock, indie, post punk e folk che è il loro marchio di fabbrica.

Qualche cambiamento e anche qualche critica però alla lunga si trova in queste 16 tracce. Anzitutto la lunghezza: più di un’ora di disco rischia di essere pesante o comunque di far perdere l’attenzione all’ascoltatore che, al contrario, dovrebbe essere attento ad ogni passaggio. Comunque melius abundare quam deficere. I brani risultano leggermente meno orchestrali con arrangiamenti più semplici, un po’ di elettronica in più e sonorità simili al rock’n’roll da stadio modello U2. Ready to Start e Empty Room seguono la direttrice dei precedenti lavori. Rococo suona un po’ grunge mentre Month of May, incredibile, dà una scossa punk al disco. Sembra quasi che gli Arcade Fire oltre a produrre musica di qualità in questo album si siano anche voluti divertire. Sprawl II non avrebbe sfigurato nel musical Mammamia o in generale nella discografia degli Abba. Half Light II sembra uscita dalla grigia Manchester new-wave anni ’80.

Come al solito di qualità sono anche i testi di questo che è nato, e forse anche cresciuto, come un concept album incentrato sulla vita nei sobborghi che ha contraddistinto l’adolescenza di Win Butler e soci.

Insomma, non è detto che un disco apparentemente più diretto e di facile comprensione come questo debba essere inferiore ai precedenti. Terzo esame superato a pieni voti!

Simone Brengola