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I VZ69 dal banco del pub

Stanotte non ti va proprio di tornare a casa. Dopo tutto il lavoro, lo sbattimento, le rotture di coglioni, il traffico, non vuoi che la serata finisca così presto. E allora ti trascini verso qualche meta, così: senza pensarci troppo. Metti il “pilota automatico” maledicendo la tua città che ti sta così sul cazzo.

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Rientri a pieno titolo in quella dimensione di infelici/annoiati che fa di questa caratteristica quasi un vanto: in pratica ti compiaci di sembrare acuto, ma in fondo lo sai che sei come tutti gli altri. Ti senti in diritto di farti una bella birra senza parlare, parlare, parlare, parlare e parlare e, improvvisamente, ti accorgi che in quella bettola dove sei incappato mentre ti perdevi nei tuoi pensieri, cinque persone suonano i loro strumenti. “Non c’ha mai suonato nessuno qui…” pensi. Probabilmente queste cinque persone la pensano grossomodo come te sulla “altezzosa” noia di vivere e vedono nella loro musica una valvola di sfogo per loro stessi e, nel migliore dei casi, anche per qualcun altro. Il locale è buio, volutamente buio, forse per nascondere qualche macchia, qualche peccato. Improvvisamente pensi: “Questo qui canta come Tom Waits… beh però c’è anche un po’ di Capossela. No, no, aspetta! Frank Zappa è alla base anche se tutti insieme mi ricordano troppo Ian Dury and The Blockheads… com’era quel pezzo? Ah si! Sex And Drugs And Rock’n’roll!”. Li vedi che suonano, i testi in italiano non sono male, la voce ti piace da matti: è accattivante nella sua “forzatura”. Poi c’è il trombone, c’è una chitarra troppo blues e una batteria bella precisa. Non sai quanto tempo se ne va, ma alla fine abbassi lo sguardo sul tuo boccale e ti accorgi di aver finito la tua pinta, rialzi gli occhi e la band è scomparsa, ma tu sei contento e hai finalmente voglia di tornare a casa.

I VZ69 vengono da Tivoli, quelle due lettere sono un omaggio a Frank Zappa partito da una storpiatura di un vicolo di Tivoli chiamato Vicolo Zappi. Hanno da poco sfornato un EP con 5 pezzi dal titolo “Un viaggio nel tempo”. Sono formati da Daniele Santolamazza al basso, Fabio Moreschini alla chitarra solista, Roberto Conti alla chitarra ritmica, Francesco Carlucci alla batteria, Fabrizio Bianchi al piano e Virginio Cola, conosciuto anche come “Mr. Ciro” alla voce e al trombone. Nascono nel 2001 e da quel momento, dopo il solito assestamento di routine, partecipano a festival importanti tra cui il Fringe Festival a Edimburgo, esperienza dalla quale hanno saputo carpire lo spirito principale. Ecco infatti cosa scrivono sul loro sito ufficiale (www.vz69.it): “Sono gli episodi come quelli in terra di Scozia, dove i ragazzi di sedici anni ballano con le nonnette di ottanta o trovarsi a dialogare, scherzare e condividere emozioni con artisti del calibro di TM Stevens, che danno ai VZ69 gli stimoli e la carica per sfidarsi ogni giorno continuando a crescere sia come uomini che come artisti”. Se volete vederli dal vivo suoneranno il 18 gennaio al Jailbreak come vincitori del Rock’n’Blueslive contest. See ya!

 

Marco Casciani