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La Batteria

La Batteria 1

Italians Do It Better

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In ogni strada di questo paese c’è un nessuno che sogna di diventare qualcuno. È un uomo dimenticato e solitario che deve disperatamente provare di essere vivo”. Travis Bickle (Robert De Niro) in Taxi Driver di Martin Scorsese, 1976.

La percezione della gravità delle ingiustizie – sia quelle subite che quelle a cui assistiamo ogni giorno come spettatori silenti – varia da persona a persona, e da sensibilità a sensibilità, di occasione in occasione. Ma soprattutto varia di periodo storico in periodo storico. Da sempre gli eroi li fanno la Storia, il Tempo, il Giudizio dei posteri, che spesso purtroppo pongono la loro attenzione non sulla qualità delle azioni compiute, ma sulla opportunità delle stesse: “Carthago delenda est”, anche a costo di essere più atroce del più terribile tra i concittadini di Annibale. Negli anni ’60 e ’70 del XX secolo, nella cinematografia e nella letteratura dell’Occidente, si va affermando una figura non nuova alla tradizione narrativa, ma mai così fortemente intrecciata con le vicende dell’attualità: quella dell’Antieroe, una figura romantica e spietata allo stesso tempo, capace di profondi gesti d’amore e di altri tremendamente efferati, che in quegli anni di lotte studentesche, figli dei fiori, guerre di occupazione e bande armate, veniva spesso identificata con la figura del gangster, che cercava nell’emancipazione a mano armata il suo posto nella società, la sua ascesa al potere, l’unico modo di ribellarsi a un sistema fagocitante e oppressivo, e che dal sistema finiva sistematicamente battuto/ucciso/imprigionato/comprato, a seconda del grado di ostinazione e inflessibilità con la quale cercava di guadagnarsi il proprio posto in un mondo di soldi sporchi e necessaria violenza. Il cinema cosiddetto “di genere” è stato quello che ha più avuto a che fare con queste figure, che in Italia ha avuto nei famosi “poliziotteschi” uno dei punti più alti di questa narrazione. La Batteria, gruppo romano che ha esordito nei primi mesi del 2015 con un album eponimo, ripropone – attraverso dodici riuscitissimi brani strumentali – le atmosfere di quei film e di quelle storie, richiamando alla memoria le non meno leggendarie colonne sonore che accompagnavano le numerose scene d’azione che costellavano quelle pellicole. Il loro lavoro non si limita ad una riproposizione – per quanto pregevole – delle sonorità di quegli anni e di quel genere, ma ad una loro consapevole rilettura: i quarant’anni che ci separano da quel mondo ci hanno regalato l’elettronica (con tutte le sue derivazioni), l’hip hop e l’alt rock, e i quattro componenti del gruppo (Emanuele Bultrini, David Nerattini, Paolo Pecorelli, Stefano Vicarelli) ne sono estremamente consapevoli, e danno nuova linfa ad uno dei generi musicali più caratteristici della produzione italiana, riuscendo egregiamente nella loro operazione. Per la cronaca (come lo stesso gruppo ci tiene a ricordare): “Batteria: gruppo di uomini e donne specializzati nel perseguire rapine a banche, uffici postali, gioiellerie. La struttura della “batteria” è orizzontale, con parità di grado fra uomini e donne ed è comunque quasi sempre finalizzata a pratiche anti-capitalistiche e anti-borghesi. L’aspetto illegale delle loro azioni si potrebbe collegare anche alle agitazioni politiche e sociali dell’epoca dei cosiddetti anni di piombo”. Brano da ricordare: “Formula”.

Flavio Talamonti