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Litfiba – Desaparecido

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Il linguaggio del rock, di origine (ma soprattutto di spirito) fortemente anglosassone, ha sempre avuto bisogno, nel nostro paese, di periodi più o meno lunghi di metabolizzazione da parte degli autori, per essere riletto dalla nostra cultura, riprodotto in maniera convincente nella nostra lingua ed apprezzato nel modo migliore possibile dal pubblico nostrano.

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Forse è anche per questo necessario periodo fisiologico di sedimentazione del materiale rock internazionale che “Desaparecido”, il primo album dei Litfiba – insieme a Diaframma e CCCP, il più importante gruppo rock italiano degli anni ’80 – suonava già “vecchio” nel 1985, anno della sua uscita: il gruppo toscano proponeva una sorta di “new wave” italica, a cinque anni di distanza da capolavori come “Closer” dei Joy Division e “Vienna” degli Ultravox, e dai primi album degli U2. Ma i Litfiba avevano avuto bisogno di un’intensa attività live per rodare, costruire e ideare il loro capolavoro, senza ridursi ad una semplice riproposizione delle sonorità del genere: Piero Pelù e soci (e che soci! I “mostri sacri” Renzulli alla chitarra e Maroccolo al basso, con il compianto Ringo De Palma alla batteria ed Antonio Aiazzi alle tastiere) sono stati in grado di contaminare con sapori esotici e mediterranei un genere fortemente saldato alla fredda terra d’Albione nelle sue atmosfere glaciali ed oscure. Il disco si apre con “Eroi nel vento”, un vero e proprio inno rock, con Renzulli che nel riff di chitarra omaggia egregiamente lo stile di The Edge degli U2. Il basso aggressivo ma sempre estremamente pulito di Maroccolo la fa da padrone nel pezzo successivo, “Preda”. Il disco prosegue nel suo viaggio tra i sogni di “Istanbul”, la raffinatezza di “Pioggia di luce” e la potenza epica di “Guerra”. A distanza di quasi trent’anni, “Desaparecido” rappresenta ancora oggi uno dei più grandi dischi di stampo internazionale mai realizzati in Italia.

Flavio Talamonti