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Luc Orient – La Vie A Grande Vitesse

“Musica per teste danzanti”, così amano definire le loro canzoni i Luc Orient, una delle New Wave band italiane più interessanti degli anni ’80.

Sono tornati in attività negli anni zero con la loro musica: un distillato di influenze del rock contemporaneo innestato di black music, elettronica, tracce di folk e velate atmosfere psichedeliche. I loro poetici testi in italiano sono un misto di impegno ed ironia.
“New waver” nati nel 1981 da una costola dei Revolver, sono sempre stati una band in mutazione: misterioso trio da studio mitteleuropeo con contratto CGD, si ricostituiscono in duo negli anni duemila, celebrano il loro ventennale con un cofanetto di inediti nel 2003, nel 2009 pubblicano un EP, qualche concerto in cinque, vengono ripescati dalla Spittle e inclusi nella compilation New Wave Italiana 1980-1986. Oggi si ripresentano con un album di 8 brani, selezionati, pensati, covati e rifiniti. Per pubblicarlo fondano l’etichetta Lademoto Records con Al Castellana and the Soul Combo, tanto per santificare il loro completo disinteresse per le differenze tra i generi.
“Vorremmo che la vita rallentasse e ci fosse più tempo per pensare, vivere e amare”, questo è ciò che dice a chiare lettere “La Vie à Grande Vitesse”, un album di canzoni piene di atmosfera e di groove con le quali dichiara un paradosso, l’incoerenza della realtà, manifesta la complessità del mondo, nulla è solo bianco o solo nero, tutto convive: la musica non è solo rock o solo soul. “Champagne” è il primo singolo dell’album, un brano rock dal suono alternative in cui il finale spoken word invita a tenere gli occhi aperti, non abbandonare perseveranza e autonomia d’opinione. Come anche altri brani dell’album, i testi affrontano tematiche mai banali e già dai titoli si può notare che dietro al lavoro compositivo c’è una ricerca approfondita: pensiamo a “Oui Misses Bloom”, il cui possibile sottotitolo potrebbe essere “James Joyce meets Desperate Housewives”, o a “L’infanzia di Ivan” citazione del celebre film di Tarkovskij.
L’album è stato registrato presso il Soul Combo, il Von Bruk Studio e il Sound Development Studio, mentre per il mastering la band si è affidata al Metropolis London.

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Marco Casciani