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MARTIN SCORSESE presents: The Blues

? Feel Like Going Home?

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(Sony, 2003)

A patto che ne siano ghiotti, quanti piccioni con una sola fava. Un album, certo. Una colonna sonora. Il che presuppone un film, un documentario. Il Blues. Un genere. Il genere. Nero. Americano. Una razza, un popolo intero. E la fava entra nella storia. The Blues, sette fotografie di un secolo, Wim Wenders, Clint Eastwood, grandi registi più Scorsese, che produce il tutto e che di questo particolare episodio fa anche la regia. Alla ricerca delle origini, tra le acque fangose del delta, la vita torbida, le lacrime, il sudore. Ci accompagna il giovane Corey Harris, Virgilio rasta tra i campi di cotone, una generazione a confronto coi maestri. Willie King, Taj Mahal, il Mississippi brodo primordiale in cui tutto ebbe inizio. O almeno, forse. Gli anni ?20, il proibizionismo, l?alcohol tra i rantoli di Son House, Muddy Waters, John Lee Hooker, Leadbelly. Robert Johnson, Johnny Shines, treni verso il nulla. Otha Turner, perchè quel piffero arriva da ancora più lontano, a ritroso nelle stive di qualche nave, in catene, la schiavitù e di nuovo la fatica, in quel sudore africano. Lontano, dal Mali, un oceano di distanza. Nella kora di Toumani Diabatè, tra le mogli di Ali Farka Tourè. Habib Koitè, Salif Keita, stessi volti, stessa sofferenza, una sola origine. Scrisse Alan Lomax – quando tutto il mondo sarà stanco della musica video-elettronica distribuita in massa, i nostri discendenti ci disprezzeranno per aver buttato via la parte migliore della nostra cultura – . Fortunatamente, qualcosa si è salvato.

Marco di Bella