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Spiritual Front @ Circolo degli artisti (02/10/2010)

Un po’ folk, un po’ dark, un po’ suicide-pop. Questi sono gli Spiritual Front.

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Sonorità dark, miste ad atmosfere vintage e ai toni trascinanti del tango argentino. Un clima retrò dal sapore dolceamaro di un mix esplosivo fatto di testi forti e ritmi particolari, che sfumano in più generi, quasi inclassificabili per la loro complessità. Stiamo parlando degli Spiritual Front, band capitolina che ha sfondato all’estero con il suo sound preciso e travolgente, e che sabato ha presentato al Circolo degli Artisti il suo ultimo album “Rotten Roma Casinò”, a cinque anni di distanza dall’acclamato “Armageddon Gigolò”.
Il “suicide-pop” degli Spiritual Front ha riempito gli animi di un pubblico preparato e attento, capitato nel loro live non per caso, ma consapevole di voler assistere ad uno show di qualità. Simone Salvatori è un leader carismatico, dalla voce suadente e profonda che ricorda terribilmente quella di Dave Gahan, frontman storico dei superbi Depeche Mode. Improvvisa passi di danza, muove le mani come se avesse delle nacchere invisibili, ondeggia in aria la sua chitarra a dodici corde, si getta per terra a fine serata, preso totalmente dalla sua musica, in una sorta di misticismo sonoro. Ma l’intera band coinvolge, scalda e stupisce con la sua bravura complessiva, con il tecnicismo evidente di cui è dotata, con l’esperienza di un gruppo che si è dimostrato degno della fama che ha ricevuto. Tutto è perfetto insomma, persino la piccola scenografia ricreata sul palco: bajour e lampade che rimandano tonalità aranciate, basso e chitarra elettrica (rispettivamente Federico Amorosi e Giorgio Maria Condemi) seduti sugli sgabelli, quasi fosse un concerto da camera, per pochi intimi. Invece il Circolo esplodeva di gente ed entusiasmo.
Pezzi vecchi e nuovi si sono avvicendati uno dietro l’altro, velocemente, intervallati da brevissime pause in cui Salvatori teneva testa ironicamente in una querelle con un “simpatico rompiscatole” nel pubblico che gli lanciava goliardicamente una bambolona gonfiabile in versione maschile. Ma loro non si scompongono e col sorriso sulle labbra suonano, partendo da “Shining circle” e “Cold love in a cold coffin”. Continuano con “Walk the deadline” e “Darkroom friendship”, fino alla splendida “Jesus died in Las Vegas”. E ancora “Kiss the girls”, “Hey Boy”, “Song for the old man” e “German boys”. “Slave” è sublime e coinvolgente, il pubblico la conosce e canta insieme alla band. Si conclude con “Soulgamber”, “Days of Anger” e “Sad almost winner” fino al grandissimo finale con “Bastard Angel”, la loro hit di punta con cui salutano la scena, senza bis e senza – stranamente – richieste insistenti dalla sala. Forse perché il live è stato completo e appagante, e non ce n’è stato davvero bisogno.
La serata è stata completata dalla bella esibizione in apertura dei Confield, romani anche loro, dalle sonorità in stile Killers e le atmosfere da festa di primavera americana, e dal precedente reading di Sergio Gilles Lacavalla, che ha presentato il libro “Rockriminal. Murder Ballads. Storie di Rock Balordo e Maledetto” del Coniglio Editore. Un viaggio da incubo dentro i crimini del rock.
Per chi volesse ascoltare gli Spiritual Front dal vivo, segnaliamo il prossimo concerto capitolino, il 4 novembre al Qube, serata in cui apriranno il live dei The Cinematics.

Informazioni:
http://www.spiritualfront.com/
http://www.myspace.com/spiritualfront
http://www.myspace.com/confieldband
http://www.circoloartisti.it
http://www.myspace.com/circolodegliartisti

Serena Savelli