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Suntiago – Spop

suntiago

A volte si corre il rischio di bruciare troppo presto il meglio che si ha da offrire. Nella vita, nel lavoro, nell’amore, nella musica.

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Meglio centellinare le proprie doti, meglio valutare se è il caso di scoprirsi totalmente fin dai primi momenti di presentazione del proprio progetto (di vita, di lavoro, di amore, di musica) al mondo. Ma così si può correre un altro rischio: quello di mediare il proprio essere attraverso tutta una serie di muri, di paletti, che non fanno emergere la sincerità, l’amore che si è messi nella propria idea.

I Suntiago sono sinceri: in ogni nota, in ogni colpo di batteria, in ogni parola dei testi, in ogni canzone. Le loro doti non vengono misurate attraverso un lento e studiato stillicidio, ma le buttano addosso all’ascoltatore, e addosso gliele lasciano, grazie alla loro capacità di entrare dentro la testa con sonorità piene delle più varie influenze, dal Brasile all’Inghilterra, passando per i ritmi tribali dell’Africa nera e per il sole del Mediterraneo.

Ma qualcosa di studiato c’è, eccome: le canzoni non sono certo frutto di una sincerità espressiva ingenua ed acerba, sono il frutto di una grande professionalità e studio dello strumento da parte di tutti i componenti della band.

Pezzi come “Seguimi”, a cui viene affidata l’apertura dell’album, e “John Bonham” funzionano grazie a un grande senso della musica e a una grande conoscenza delle proprie capacità, uniti a una voglia di ricerca presente lungo tutte le tracce dell’album: tutti questi elementi contribuiscono alla creazione di una sonorità sicuramente varia e difficilmente riscontrabile anche nelle grandi produzioni (a questo proposito, menzione d’onore a Stefano Danese, bassista del gruppo, che si è anche occupato delle registrazioni, del missaggio e della masterizzazione). Da conoscere assolutamente.

Flavio Talamonti