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Teatro degli orrori @ Circolo degli artisti (17/11/2010)

Live report del concerto del Teatro degli orrori del 17 novembre al Circolo degli artisti di Roma.

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Il Teatro degli orrori è una macchina da guerra collaudata, che professa l’interesse culturale, lo svezzamento intellettuale e l’attenzione per il mondo che circonda l’uomo comune. Lo sa bene il Circolo degli artisti che ha ospitato una splendida doppietta della band, il 17 e 18 novembre scorsi, entrambe le date sold-out. Perché il Teatro degli orrori è così: non si smette mai di volerlo ascoltare, nonostante l’iniziale reticenza per chi li ha visti e sentiti – come me – tantissime volte nel giro di poco tempo. Capovilla e compagnia (Pierpaolo Capovilla, voce, Gionata Mirai, chitarra, Nicola Manzan, chitarra e violino, Tommaso Mantelli, basso, Frank Valente, batteria) sanno come convincere il pubblico: danno una carica e un’energia che difficilmente si percepisce in altri contesti come nei loro live. Azzeccatissima, devo dirlo, la band di apertura, i Fast animals and slow kids, di Perugia, irriverenti e ironici al punto giusto, con un leader teatralmente mattatore di una simpatia e con uno stile ineccepibili.

La prima cosa che si nota in questo nuovo concerto del Tdo è un rinnovo totale della scaletta, aperta con la hit di punta degli ultimi mesi “È colpa mia”. Vecchi e nuovi successi si mischiano, mentre il pubblico si scatena, ma con un’agitazione – oserei dire – più pacata. “Compagna Teresa”, “A sangue freddo”, “Carrarmato Rock”, “Il terzo mondo”, “Lezioni di musica”, “Il Turbamento della gelosia” ci hanno accompagnati nel viaggio di questa band che negli ultimi due anni ha smosso mari e monti, ottenendo un successo decisamente meritato. Pierpaolo Capovilla, leader estremamente carismatico, già noto negli One dimensional man, recita, canta e parla, alternando momenti di grande musica ad altri di serietà intellettuale. Fissatissimo con Ken Saro Wiwa e con la sua storia (ricorrevano i 15 anni dalla sua morte, tra l’altro), a cui è dedicata “A Sangue Freddo”, questa volta ci ha offerto anche una sua poesia, “La Prigione”, in parte ripresa dal succitato brano.

Ci sono delle cose che non cambiano mai, nemmeno volendo. Non ho ancora ben capito, a dirvela tutta, se è un copione preso e recitato, di volta in volta, proprio per mettere la ciliegina sulla torta alla loro teatralità, oppure se il ripetere sempre le stesse cose, dai gesti alle cose dette, dagli atteggiamenti all’emozione comandata, non li disturba. Abbiamo potuto così assistere per l’ennesima volta ad un Capovilla che si emoziona fino alla commozione a conclusione del Turbamento della gelosia, e che subito dopo lecca e smuove il microfono al pari di una porno-star, un Gionata Mirai che, sul finire dello show, dà quel tocco in più accendendosi una sigaretta e incastrandola nella sua chitarra. E come dimenticare l’importanza delle staffette partigiane? Con Compagna Teresa è davvero impossibile scordare le parole che l’accompagnano, ogni volta.
In questa occasione, però è apparso il lato più noise del gruppo. Se con l’ultimo album “A sangue freddo” il Teatro degli orrori aveva preso una piega più nazional-popolare, abbracciando così un pubblico variegato, composto da vecchie leve e da giovincelli con la voglia di pogare sotto al palco, non bisogna dimenticare che il tipo di musica che fanno e hanno sempre fatto, seppur con sfumature di diverso genere, è noise-rock. Questo, soprattutto con il primo album “L’impero delle tenebre” era evidente. Buona o meno la scelta, dilemma che divide i più, torniamo al live. C’è stata quella vena più “rumorosa” se vogliamo, tanto che in scaletta è stato inserito, come ci ha chiarito Nicola Manzan a fine concerto, un pezzo nato dalla collaborazione con gli Zu chiamato “Nostalgia”.

Il finale è stato più lento e trascinato del solito. Nessuna enfasi, nessuna “E lei venne” a chiudere, ad esempio. Pacatezza, forse anche troppa: sarebbe stato meglio dosare i toni alternandoli, a mio avviso. Ma va bene così. Il bello del Teatro degli orrori è che creano dipendenza. Nonostante la ripetitività di alcune scene, il Teatro degli orrori è forte musicalmente e umanamente. È la band che più interagisce con il pubblico, che più usa i social network per prolungare le emozioni delle loro canzoni con chi li segue. E che più preme per fare “musica per la testa, più che per i piedi”.

Informazioni:
http://www.ilteatrodegliorrori.com/
http://www.myspace.com/ilteatrodegliorrori
http://www.myspace.com/fastanimalsandslowkids
http://www.circoloartisti.it
http://www.myspace.com/circolodegliartisti

Serena Savelli