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The Cure – Disintegration

musica 137 - disintegration the cure

Il più grande successo commerciale dei ragazzi di Crawley

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Ascolto questo disco da 27 anni e non ho alcuna intenzione di smettere. “Disintegration” è il capolavoro assoluto e la dimensione sensoriale più riuscita dei Cure e di quel geniale folletto che è Robert Smith. L’album rappresenta forse anche l’opera più riuscita del movimento “darkwave” sotto il quale pretendono di rifugiarsi ancora i più miopi fanatici dallo smalto nero della band britannica, ignorandone le continue evoluzioni. Il disco vide la luce il 2 maggio 1989 ed ancora oggi risulta essere il più grande successo commerciale dei ragazzi di Crawley, nonché tra gli immancabili della storia del Rock per i prestigiosi Rolling Stone, NME e Billboard. Lento, sensuale, romantico, raffinato e al tempo stesso terribilmente tetro e malinconico. Dimensione sensoriale si diceva: provate a immaginare voi stessi chiusi in una piccola stanza in un giorno di grigia pioggia battente. Immaginatevi rabbuiati e soli ad osservare la tormenta dietro ad una finestra, con le gocce di pioggia a rigare e disegnare cupe astrazioni sui vetri. Immaginate di vivere quella bufera mentre la vostra mente combatte l’affiorare delle vostre più intime paure, delle più profonde e dolorose delusioni, delle più nette angosce e le più nere malinconie. E immaginate che alla fine del temporale tutte le vostre nere emotività vengano spazzate via come in una espiazione rituale di dolore verso la luce, verso il respiro, verso acqua pura. Tutto il disco vive di questa magica redenzione e la sua negatività viene raccontata attraverso la disarmante dolcezza dei riff di Smith: coinvolgenti e struggenti come in “Pictures of You”, sognanti e sospesi come “Plainsong” o ancora opachi e rassicuranti come in “The Same Deep Water As You” e “Prayers for rain”. Anche i pezzi più orecchiabili come “Lullaby” e “Lovesong” acquistano venature desolate e desolanti: la prima si trasforma in un claustrofobico “pasto” per l’uomo ragno e la seconda, pur mostrandosi come una straordinaria canzone d’amore, rivela la caducità del momento racchiusa in una bellezza incompleta e sfuggente che, oltre il distacco, rivela amore puro: “however far away… I will always love you”.

David Gallì