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4.48 Psychosis

Dal 19 ottobre al 31 ottobre 4.48 Psychosis di Sarah Kane, con Elena Arvigo. Regia Valentina Calvani.

Dal 19 al 31 ottobre va in scena al Teatro Argot di Roma 4.48 Psychosis il famoso monologo cult di Sarah Kane scrittrice e poetessa inglese morta suicida a soli 28 anni.
Un testo sulla complessità della mente umana nel momento in cui viene messa alla prova dalla privazione degli affetti e dalla ricerca della propria identità.
4.48 Psycosis è un grido silenzioso, seppur composto da innumerevoli parole che si susseguono e sovrappongono, di un essere umano.
Un’invocazione che precipita , ignorata, per l’incapacità degli invocati di prestare attenzione e per la difficoltà di esprimere ed esprimersi di chi invoca, che cela tuttavia la speranza (tradita) che questo disagio non resti inascoltato.
Il titolo allude all’ora notturna che secondo le statistiche è il momento di maggiore attrazione verso il suicidio.
Ad interpretarlo la bravissima Elena Arvigo vista di recente a teatro in “Le signorine di Wilko” e al cinema in “Mangia, Prega, Ama” al fianco di Julia Roberts. La traduzione del testo è a cura di Barbara Nativi, le musiche sono invece di Susanna Stivali.

Note di regia:
4.48 Psychosis non è l’ultima lettera di un suicida.
Non è follia se, come dice Alda Merini, “la follia è la mancanza di qualcuno d’importante”.
4.48 Psychosis è mancanza, ricerca, desiderio e rifiuto.
È quello che succede alla mente di una persona quando crollano le barriere che dividono la realtà dall’immaginazione.
È l’affermazione della consapevolezza dell’effimero di ogni intento.
Il dramma è diviso in più discorsi fatti da una miriade di voci appartenenti a un’unica persona alla ricerca di un’identità.
È la tenacia di fronte all’irrinunciabilità della speranza sentimentale, il bisogno di far funzionare i rapporti, la fragilità dell’amore.
È il desiderio di un amore incondizionato da dare e ricevere e il rifiuto da parte di una società sorda in cui non c’è spazio per emozioni così estreme, forti, devastanti. Una società che si ostina a “voler curare”, quando “prendersi cura” farebbe la differenza.
Se il compito dell’arte è produrre un’esperienza, il linguaggio appassionato di Sarah Kane diventa un’arma, uno strumento che, insieme alla scelta di privare il dramma di un contesto e di una struttura nell’ambito della quale capire le cose, permette allo spettatore di comprenderle su un livello meno intellettuale e più emotivo.
Il rapporto tra opera e spettatore è pienamente reciproco.
4:48 Psychosis porta alla luce il desiderio di speranza celato nel disagio, offrendo al pubblico l’opportunità di riscoprire il senso di compassione e umanità affinché la speranza diventi una possibilità mai più tradita.
Risvegliata anche la nostra disponibilità all’ascolto, udiremo finalmente le voci di 4:48 Psychosis come un’unica voce che, citando ancora Alda Merini, dice:
” Vorrei parlarti del freddo del cuore, del mio cuore di radice ferita”.
Valentina Calvani

Sarah Kane è nata nel 1971. Ha debutatto nel 1994 con la trilogia di monologhi Sick e nel gennaio dell’anno seguente è stato rappresentato al Royal Court di Londra per la regia di James Macdonald il suo Blasted, accolto da reazioni estremamente contrastanti. In seguito ha scritto Phaedra’s love (Londra, Gate Theatre, 1996), Cleansed (regia di James Macdonald, Londra, Gate Theatre, 1998)e Crave (Revia Vicky Featherstone, Edimburgo, Traverse Theatre, 1998). Ha firmato al Gate Theatre due regie: Phaedra’s love e Woyzeck di Georg Buchner ed ha scritto la sceneggiature di Skin, un cortometraggio diretto da Vincent O’Connell e prodotto da Channel 4.
È tragicamente scomparsa nel febbraio del 1999.
Il suo ultimo lavoro 4:48 Psychosis è stato rappresentato postumo al Royal Court Theatre per la regia di James Macdonald nel giugno 2000.
I suoi testi sono stati tradotti e realizzati in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna. In Italia la sua opera è stata presentata la prima volta al Festival Intercity di Sesto Fiorentino nel 1997 con Bleasted per la regia di Barbara Nativi.
Sarah Kane non  si considerava un’esponente dei cosiddetti “nuovi arrabbiati” e quando  Edward Bond  dice che le immagini usate dalla Kane sono antiche e ritornano in tutte le stagioni dell’arte – nel teatro greco e nel teatro giacobino, in quello No e in quello Kabuki – afferma che questa autrice è un classico, escludendo per induzione che lei sia la capofila di una “new angry generation” britannica.
A chi definiva le sue opere scandalose, Sarah Kane rispondeva che il suo è un teatro profano, ma non osceno.
Amava definirsi una “hooligan del teatro” perché detestava “il pubblico che a teatro applaude e poi commenta che è stata una schifezza.” Amava al contrario le partite di calcio “dove si urla liberamente il proprio stato d’animo”.

Informazioni:

Argot Studio
Via Natale del grande, 27

Spettacolo ore 21 – domenica e festivi ore 19 (lunedì riposo)
Biglietto int. € 12,00 – rid. € 10,00 (+ € 2,00 di tessera associativa)

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