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“La Piena”: un viaggio senza pregiudizi attraverso la cultura Rom

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Fondere l’arte e il teatro con il sociale è possibile, anche quando si tratta di temi scottanti come quello dei Rom. Lo spettacolo “La Piena”, regia di Danilo Chiarello, è la prova evidente non solo di come ciò sia possibile ma anche e soprattutto di come una tematica del genere possa essere trattata senza sconfinare nella critica politica o, peggio ancora, scadendo nella retorica del buonismo. “Lo spettacolo parla di persone e di storie, non di problematiche o questioni”, sono le parole dello stesso Chiarello. L’arte al servizio dell’attualità insomma, ma evitando giudizi semplicistici e inutili prese di posizione. Un’opera che prima di essere un’opera di denuncia è un’opera teatrale e, come tale, il suo scopo primario e quello di narrare, raccontare, farci osservare con occhi diversi le storie quotidiane di un mondo e una cultura dimenticati o ignorati, a volte per pregiudizio altre per indifferenza. Il teatro diventa allora mezzo per scoprire realtà altre, nascoste, sommerse e che quotidianamente si sfiorano senza riuscire a toccarsi e conoscersi. Ed è proprio questo che “La Piena” si propone di fare: creare un ponte tra noi e il mondo sommerso dei Rom, quel mondo che ci sembra lontano anni luce pur essendo dietro casa nostra.
Danilo Chiarello si dichiara egli stesso inizialmente vittima del pregiudizio facile, poi abbattuto grazie alla scoperta di essere anche lui un “nomade della vita”, intesa come lungo viaggio alla ricerca della propria identità. Da qui nasce la sua voglia di osservare e studiare più attentamente la storia della comunità Rom della capitale, “La Piena” e i suoi personaggi saranno il frutto di questo viaggio reale e simbolico attraverso la cultura Rom, un invito agli spettatori a riflettere su loro stessi e la paura verso il diverso, a conoscere un popolo attraverso i suoi riti, le sue musiche e le sue tradizioni, passando per quella che sulle sponde del Tevere potrebbe essere una storia di ordinaria amministrazione. La storia di una giovane donna tormentata da un passato di violenze e dei suoi figli, che si intrecciano con quella di un pescatore romano autoemarginatosi accanto al loro campo nomadi. Le loro storie si mescolano, si fondono e infine insieme si confrontano e si uniscono per affrontare qualcosa che li supera e li trascende, la piena del Tevere. Oltre a rischi, paure e problemi, il fiume che inonda e sommerge tutto porterà con sé lo spunto per una serie di riflessioni e sentimenti contrastanti che, di fronte al dolore, annulleranno qualunque diversità. Il fiume allora esonderà, invaderà gli argini, sommergerà ogni cosa al suo passaggio. Ma quando le acque si ritireranno saranno nati dei germogli lungo le sponde, sotto le pietre della pavimentazione. I germogli di quello che ci si augura possa essere un ritrovato fascino della conoscenza e un riscoperto valore per l’integrazione.

Lo spettacolo è realizzato con la collaborazione dell’Associazione Teatrale Pontefolle, il sostegno di Laziodisu e dell’ Opera Nomadi, nonché il patrocinio di Regione Lazio, Provincia di Roma, Comune di Roma e Municipio XI.

Informazioni:

16-17-22-23-24 aprile ore 21:00, Teatro Columbus, via delle Sette Chiese 101/e
7-8 maggio ore 21:00, Teatro Kollatino Underground, via Georges Sorel 10


Claudia Pierucci

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