Home Municipi Municipio IX

Acquario dell’Eur: nuovi problemi, solita storia

Si apre un nuovo capitolo che aumenta le perplessità su un’opera sconclusionata

Acquario Eur 136

Tratto da Urlo n.165 Febbraio 2019

EUR – Era il 2008 quando andammo a vedere, per la prima volta, il cantiere aperto dell’Acquario di Roma. Mai avremmo pensato, dopo undici anni, di trovarci ancora qui a disquisire dell’assurdo che diventa realtà. Nonostante la piccola pre-inaugurazione del luglio scorso, che non mostrava l’opera terminata (anche se l’evento decretava la fine del cantiere relativo alla parte strutturale, e l’inizio della fase finale, quella degli arredi e degli allestimenti), in effetti ci avevamo sperato che si potesse giungere ad una conclusione. E invece, mai dire mai.

Ads

IL CONCORDATO PREVENTIVO – Il destino dell’Acquario di Roma, secondo quanto riportato da un recente articolo del Corriere della Sera, sarebbe adesso in mano ai giudici. La Mare Nostrum Romae, concessionaria dell’area, avrebbe fatto richiesta al Tribunale di Roma di concordato preventivo (procedura che consente alle società in difficoltà economiche di evitare la dichiarazione di fallimento e poter proseguire il loro lavoro), che, secondo il legislatore, prevede la prosecuzione dell’attività, la cessione dell’azienda o il conferimento in esercizio della stessa a una o più società, anche di nuova costituzione. Quindi, a differenza della dichiarazione di fallimento, che risulta definitiva, il concordato preventivo permette una via alternativa, fermo restando che debba essere provata la fattibilità dell’operazione sul piano economico e finanziario. Quindi ora, per capire se la società Mare Nostrum Romae terminerà i lavori dell’Acquario di Roma, bisognerà attendere il parere dei giudici.

COME SI È ARRIVATI A OGGI – Perché, dopo undici anni, si parla ancora di incertezza sul completamento di quest’opera è difficile dirlo. La storia è costellata da ritardi, difficoltà e rinvii. Era il 2008 quando iniziarono i lavori, interrotti più volte soprattutto per mancanza di fondi, fino al 2015 (dopo bene 7 anni) quando venne annunciata l’inaugurazione a stretto giro, tanto che vennero avviate delle campagne di comunicazione e addirittura di assunzione del personale. L’imminente apertura era sulla bocca di tutti. Ma nel 2016 la prima doccia fredda: la società Merlin Entertainment, che si occupa della parte espositiva dell’acquario tradizionale, annunciava che la sezione di sua competenza era stata ultimata, mentre la Mare Nostrum ancora non aveva completato la sua parte, ovvero gli spazi commerciali e di intrattenimento. Poi silenzio. Passarono così altri due anni nell’ombra e quando l’opera stava cadendo quasi nel dimenticatoio (complice anche il grande fermento per la “rinascita” dell’Eur con il completamento della Nuvola e del Luneur), nel 2018 il Presidente di Eur Spa, Roberto Diacetti, vi riaccese i riflettori prendendo una posizione molto netta e dura: “Se l’Acquario di Roma non sarà completato entro il 31 maggio di quest’anno la concessione dell’area sarà revocata”. Ecco che così, incredibilmente, a luglio 2018 (comunque 2 mesi dopo la data ultima) si è arrivati a una pre-inaugurazione per la stampa, in cui finalmente un pubblico è potuto entrare a vedere cosa era stato fatto nel corso di quei 10 anni. Ma c’erano delle parti non accessibili, quindi era difficile avere contezza di quanto ancora c’era da fare.

GLI ANNUNCI DI LUGLIO – In occasione della conferenza stampa, il Presidente dell’Acquario di Roma, Marco Staderini, aveva spiegato che il ritardo era stato dovuto per gran parte all’adeguamento della struttura secondo le nuove norme antisismiche, dopo i terremoti che avevano colpito il centro Italia, e che questo aveva comportato un prolungamento del cronoprogramma e la sospensione da parte delle banche dei finanziamenti e, conseguentemente, uno stop dei pagamenti verso le ditte.
Tutto (probabilmente) vero, ma chi paga? La Mare Nostrum, per realizzare quest’opera, ha avuto in concessione da Eur Spa (che lo ricordiamo è una società pubblica costituita per il 90% dal Ministero dell’Economia e Finanze e per il 10% dal Comune di Roma), l’area per 30 anni, ma 10 di questi erano già trascorsi tra stop e rinvii, così, sempre durante la conferenza stampa, il Presidente Staderini aveva dato una risposta per la collettività: l’area sarebbe stata restituita al termine del periodo concessorio, non a partire dall’inizio dei lavori ma dall’inaugurazione, quindi nel 2048, ma in compenso sarebbe stato versato, oltre al 5% del fatturato ogni anno per 30 anni, un indennizzo per gli anni di ritardo, dal 2012 a quel giorno, corrispondente allo stesso 5% ma con un interesse del 2,5%. E al contempo, lo stesso Staderini, annunciava anche la data di apertura definitiva entro giugno 2019.

DUBBI E PERPLESSITÀ – Sembrava l’epilogo della storia. Ma adesso, con la notizia della richiesta di concordato preventivo, tutto torna di nuovo in gioco con ancora più dubbi e perplessità. Andrea De Priamo, Consigliere Fdi al Comune di Roma, ha affermato che “Eur Spa si è assunta la responsabilità di non revocare la concessione e a questo punto, se la società dovesse fallire e interrompere definitivamente i lavori, dovrà farsi carico di trovare una soluzione. Ben venga se si riuscirà a terminare l’opera, ma a questo punto restano molti dubbi”. Mentre per il Presidente del Municipio IX, Dario D’Innocenti le perplessità partono da prima, “perché ancora non ho capito il modello di business che si vorrebbe intraprendere, visto che i pesci sembrano sempre meno presenti nel progetto”. Questo perché si conterebbero, all’interno dell’Acquario, 50 specie di animali reali, associati a robot e a sistemi di riproduzione virtuale dell’ecosistema marino, in una struttura di 17mila mq. Il rapporto tra realtà e virtualità, fin dall’inizio, aveva lasciato in effetti spazio a molti dubbi, ma ora è fondamentale capire soprattutto se il polo verrà mai inaugurato. Per quanto riguarda l’esito dell’opera il Presidente D’Innocenti ha dichiarato: “Spero si trovi un equilibrio finanziario e si riesca a dare alla città un punto di attrazione molto importante”. Fatto sta che dopo ben 11 anni si è ricaduti nell’incertezza totale, e neanche Eur Spa, che per l’ennesima volta non ha risposto alle nostre domande, ha fornito rassicurazioni in questo senso. Non possiamo far altro che porre qui, ancora una volta, alcuni quesiti: perché la concessione non è stata revocata quel famoso 31 maggio come era stato promesso dal presidente Diacetti? E se la società Mare Nostrum dovesse fallire, le penali promesse per gli anni di ritardo andranno perse? E se invece l’Acquario di Roma verrà terminato, perché si è deciso che sia possibile accettare che le penali siano il 5% del fatturato con interessi del 2,5% per gli anni di ritardo e non una quota fissa, non legando a doppio filo un risarcimento per i disagi subiti da una collettività alla speranza di guadagno di un privato? Attendiamo risposte.

Serena Savelli