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Eur Papillo: pronta l’assemblea pubblica sul Casale occupato

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Sabato 23 novembre il vice Sindaco Nieri e il Presidente Santoro incontrano i cittadini per parlare di ristrutturazione e funzioni

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L’OCCUPAZIONE – Il 28 giugno scorso all’interno delle occupazioni riconducibili allo Tsunami Tour, anche il piccolo quartiere di Eur Papillo ha avuto la sua parte, con l’occupazione del Casale dell’Ara. Il Pacha Mama (Madre Terra), così è stato rinominato il casale dagli occupanti, negli ultimi mesi è stato al centro di dibattiti e polemiche. In particolare si è parlato di edifici pericolanti, allacci illegali alla rete idrica ed elettrica e di necessità di sgombero immediato. Nella serata del 2 ottobre scorso, dopo la bocciatura in Consiglio Municipale di una mozione sullo sgombero del casale, il Presidente del Municipio IX, Andrea Santoro, attraverso il suo profilo Facebook ha citato il Papillo assicurando che: “Tra dieci giorni presenteremo ai cittadini il piano per ristrutturare il casale per poterlo dare ai cittadini con funzioni scelte insieme”. Successivamente è la Memoria di Giunta del 5 novembre scorso a riportare l’attenzione sul casale e sulle volontà di ristrutturazione, invitando il Consorzio Acqua Acetosa Ostiense a presentare un crono-programma per i lavori e predisponendo l’organizzazione di una “assemblea pubblica al fine di decidere, con procedura partecipata e ad evidenza pubblica, le funzioni del Casale”. Strettissimi i tempi definiti nel documento, che recita: “Assemblea che dovrà svolgersi entro il corrente mese”. 

 

L’ASSEMBLEA – La data dell’incontro è stata quindi fissata per sabato 23 novembre presso il piazzale della scuola di via Alberto Moravia, immediatamente a ridosso del casale, oltre ai cittadini della zona parteciperanno anche il Presidente del Municipio IX, Andrea Santoro e il Vice Sindaco e assessore al Patrimonio di Roma Capitale, Luigi Nieri. “Dopo anni di abbandono inizierà la ristrutturazione e destineremo il casale di via Alberto Moravia ad attività scelte insieme ai cittadini – ha spiegato Andrea Santoro – pertanto, è di fondamentale importanza la loro partecipazione e il loro contributo in termini di idee e nell’espressione delle esigenze collettive”.

IN VISTA DELLA RIUNIONE – abbiamo incontrato gli attuali occupanti della struttura, approfondendo la situazione che attualmente il casale sta vivendo, oltre ad ascoltare le ragioni e i progetti di chi, in questo momento, sta occupando e risistemando il casale: “Questa occupazione nasce da pluralità e soggetti diversi – ci spiega Paolo Perrini, portavoce del Comitato di Gestione del Casale – Soggetti che hanno avuto un’idea: cercare di coniugare il diritto all’abitare con quello al lavoro e all’integrazione, partendo da una delle poche risorse che ci è rimasta: il patrimonio abbandonato”. Gli esempi di strutture abbandonate e dimenticate simili al casale dell’Ara potrebbe essere lunghissimo e, da alcuni anni, svenduto per sanare i buchi di bilancio: “Un modello vecchio che utilizza il patrimonio pubblico per pagare i debiti – seguita il portavoce – Vogliamo mettere in piedi una proposta alternativa di utilizzo, coniugando questi tre diritti in un’ottica di città diversa, che non parta dalla logica dello sfruttamento e del cemento, ma dalla rigenerazione e dalla riconversione del patrimonio pubblico. Sperimentando un modello di utilizzo di un bene comune che crei posti di lavoro e riqualifichi il territorio partendo da quello che già esiste”. Subito dopo l’occupazione sulla vicenda si è scatenata l’attenzione della popolazione e della politica: “è curioso che dopo trent’anni di abbandono e degrado dei Casali, solo oggi si evidenzia, da più parti, tutto questo grande interesse – seguita – Dopo quattro mesi di occupazione il Comune è costretto alla ristrutturazione e a riconsegnare questa struttura alla città, noi proponiamo di farlo attraverso questo progetto”. Nel tempo che passiamo all’interno del casale ci parlano di molte idee, ma ci mostrano anche alcuni interventi già in opera, come tre differenti orti, tra i quali spicca l’esperimento di raccogliere esemplari provenienti da ogni parte del mondo: “Questa era una fattoria agricola, l’ultimo proprietario era una società egiziana che l’ha mantenuta in funzione fino agli anni Sessanta – seguita il comitato di gestione – Vorremmo riportare anche la struttura all’utilizzo originario, con una piccola parte di abitativo per le persone che lavorano qui, ma anche circa 50 altri posti di lavoro per la gestione di questi 28 ettari”. Sono queste le dimensioni di cui si parla, se non fosse per 22 ettari che sarebbero destinati alla costruzione di un Punto Verde Qualità approvato nel 2010, per un costo che si aggira sui 15.600.000 euro: “Un Golf Resort Spa – ci raccontano gli occupanti con le carte e i progetti alla mano – Ma che interesse pubblico c’è in questo progetto? La nostra idea non è questa. Noi vogliamo parlare di agricoltura urbana, sociale e biologica, ma anche di ristorazione, di artigianato e della riscoperta degli antichi mestieri. Partiamo da un modello di fattoria sociale con un’ampia gamma di esperienze laboratoriali, una biblioteca, degli orti sociali ed educativi. Tutto questo per tutelare risorse e occupazione di soggetti a basso potere contrattuale. Vogliamo anche prevedere dei servizi rivolti all’infanzia, come l’agriasilo in concerto con la scuola vicina. Tutto questo – spiegano – in collaborazione con altre organizzazioni e associazioni specifiche”. Gli occupanti ci mostrano anche gli allacci alla corrente elettrica e all’acqua “Entrambi – ci spiegano – attaccati direttamente alla centralina, tanto che la scuola non ha potuto fare nessuna denuncia. Mentre per quanto riguarda i bagni abbiamo rimesso in funzione le antiche fosse biologiche del casale stesso”. Gli allacci sono stati fatti in via del tutto autonoma, tanto da aver suscitato polemiche anche tra la popolazione del quartiere: “Abbiamo chiesto l’allaccio regolare alla rete, ci hanno risposto che non lo concedono, altrimenti avrebbero legittimato l’occupazione. Ora abbiamo ricollegato tutto e aspettiamo l’assemblea”. Durante l’incontro di sabato 23 gli occupanti del Pacha Mama porteranno le loro idee per la riqualificazione dell’area, pronti ad ascoltare le rimostranze e le alternative poste dai cittadini.

IL COMITATO DI QUARTIERE – Papillo Acqua Acetosa Ostiense, sin dal primo momento ha osteggiato questa occupazione, mobilitandosi per sensibilizzare i cittadini e le istituzioni alla richiesta di sgombero e di immediata riqualificazione dell’area. In particolare ha presentato tramite volantini ed attraverso la sua pagina facebook, una proposta per il Casale dell’Ara: “La situazione attuale da cui partiamo è la seguente – spiega il CDQ su facebook – nel quartiere non esiste uno spazio di aggregazione e socializzazione (anche a causa degli scambi di cubatura che sono intervenuti negli anni); attualmente i costruttori Scarpellini e Bonifaci devono ancora versare molti soldi al Comune per la realizzazione delle opere primarie e secondarie. Abbiamo iniziato ad immaginare la vecchia stalla convertita in asilo nido da 60 posti, il casale principale trasformato in uffici pubblici e privati da mettere a disposizione dei giovani e delle donne che vogliono intraprendere la strada imprenditoriale – ma anche – i vecchi magazzini ristrutturati per ospitare attività commerciali, bar, pizzeria, pasticceria e al centro, come fulcro di questa rinascita, come cuore pulsante del quartiere, il cortile interno dei casali trasformato in piazza pedonale con parco giochi, panchine, i tavolini del bar, della pizzeria o della pasticceria che si affacciano in questo spazio ritrovato. Una sorta di piazza del paese circondata da verde e da un’edilizia che un po’ richiama i tempi passati. Uno spazio dove i residenti (e non solo) possano ritrovarsi, stare insieme e chiacchierare seduti ad un tavolo e prendendo un caffè. È un progetto ambizioso? – si chiedono retoricamente i membri del CDQ – Forse si e non sarà facile vederlo realizzato ma con l’impegno di tutto il quartiere crediamo di poterlo presentare agli amministratori comunali per far prevalere almeno una volta la volontà dei cittadini su quella dei costruttori”.

DUE POSIZIONI – piuttosto distanti quelle che cercheranno di incontrarsi nella riunione pubblica di sabato 23 novembre. Due posizioni che speriamo riescano a comporre i contrasti e a immaginare un intervento calato sulla realtà del territorio e sulla sua vocazione.

Leonardo Mancini