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Roma-Latina: si rischia l’apertura dei cantieri, “all’insaputa” di Roma Capitale

roma latina

Tra un bando di terre che dimentica il progetto della bretella e la possibile sparizione d’un casale centenario, la “devastazione autostradale” è sempre più incombente

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Tratto da Urlo n.116 giugno 2014

LAZIO – Devastante è l’aggettivo maggiormente utilizzato per descrivere l’opera infrastrutturale più discussa del territorio: l’autostrada Roma-Latina e la sua Bretella. E tuttavia, nonostante il giudizio profondamente negativo della comunità locale, c’è ancora chi sembra non averne presa coscienza. Sul finire del mese di maggio, da Roma Capitale, è infatti stato annunciato un bando per l’assegnazione di terre pubbliche ai giovani. Quattro lotti in tutto, uno dei quali ricade nel Municipio IX. Si tratta di “un’area inserita nella Riserva naturale di Decima-Malafede e soggetta alle relative norme di salvaguardia – leggiamo dal sito di Roma Capitale – da sottoporre al parere di RomaNatura, l’ente gestore della Riserva”. Scorrendo poco oltre, si legge con chiarezza che la porzione di terreno su cui si chiede di realizzare “agricoltura biologica” da giovani sotto i 40 anni, risulta essere molto particolare. “Su parte dell’area insiste il progetto della bretella autostradale A12-Tor de’ Cenci, non approvato in via definitiva”. Falso. “L’approvazione non soltanto è avvenuta in via definitiva, ma è stata pubblicata anche in Gazzetta Ufficiale, provocando una serie di ricorsi al TAR”, ci ha subito fatto notare il portavoce del Comitato No Corridoio, Gualtiero Alunni. E d’altra parte come per primo aveva evidenziato il naturalista Marco Antonini, già presidente del WWF Lazio, “è stata messa a bando l’area compresa fra la Pontina vecchia ed i Nocs, quella dove Rutelli aveva iniziato i lavori per il campo da golf, proprio sul tracciato della bretella”. Agricoltura biologica sotto i piloni dell’autostrada. “È una cantonata tanto grande che è difficile anche riuscire a giustificarla – commenta il Capogruppo del M5S al Municipio IX, Giuseppe Mannarà – E immagino che siano in imbarazzo anche loro. Potevano anche omettere questo dettaglio del progetto definitivo non approvato. Invece il fatto che l’abbiano indicato dà la cifra della loro inadeguatezza. Ed apre una serie di interrogativi, che probabilmente hanno solo loro, perché purtroppo il progetto esiste. Mi chiedo perché non siano a conoscenza dei fatti e perché non siano stati svolti i dovuti approfondimenti. Il progetto è stato elaborato con assoluta superficialità”, sottolinea Mannarà. Peccato, perché offrire terre ai giovani, per farvi “coltivazioni biologiche”, tentando di incentivare anche “l’attenzione alla biodiversità, al km 0, allo sviluppo di energie rinnovabili ed al risparmio energetico” sembrava una bella idea. Anche il finanziamento corrisposto, e l’assegnazione a 15 anni, non era male. “C’è stata una squadra che ha utilizzato risorse pubbliche e personale, in maniera quantomeno non efficace – torna a puntualizzare il portavoce municipale del M5S – Quando invece parliamo di un intervento così importante ed impattante…. Restiamo sconcertati. I cittadini del quadrante dimostrano di conoscere la zona meglio degli amministratori che ci ritroviamo. Tutti gli abitanti di Roma sud sanno che ci saranno interventi importanti sulla Pontina”, conclude il Consigliere pentastellato. Alcuni lo sanno fin troppo bene. Altri hanno scoperto che il progetto, ormai annoso, ha subìto un’escalation importante, evidentemente sfuggita a Roma Capitale. “Di questo progetto ne abbiamo sempre sentito parlare. Ne discuteva già lo zio di mio padre, 25 anni fa. Poi però di quest’accelerazione siamo stati informati in epoca recente, e più precisamente questo inverno – ammette Emilia Raponi, dell’Osteria Malpasso – Stavo facendo la spesa, quando ho incontrato, davanti al supermercato, i volontari del Comitato No Corridoio che facevano volantinaggio. Da allora ho iniziato a frequentare le riunioni per documentarmi meglio su quanto stesse accadendo. È incredibile. Noi siamo all’interno della riserva e pertanto dobbiamo sempre rendere conto alla Soprintendenza dei Beni Culturali per qualunque intervento si voglia fare. Ed è paradossale perché poi, di un’operazione così devastante, non si vuole tener conto”.
Eppure, oltre alla devastazione ambientale, la bretella rischierà di portarsi via anche un pezzo di storia di quel quadrante. “Trovandosi di fronte all’ingresso della Tenuta di Castel Porziano, nell’Osteria, in oltre cento anni di storia, peraltro gestiti tutti dalla mia famiglia con l’avvicendamento di tre generazioni di cuochi, sono transitati personaggi dell’aristocrazia e presidenti della Repubblica. Ma anche tanti artisti. Negli anni ‘60 l’Osteria era meta dei tanti registi che lavoravano agli studi De Laurentiis, da Fellini a Rossellini. Ma ancor prima, agli inizi degli anni ‘30, era stata frequentata da importanti esponenti della pittura e della poesia romana. Tra questi Trilussa. Pensa che la scorsa estate siamo stati contattati dal Museo di Trastevere poiché avevano rinvenuto una foto del poeta romano, davanti alla nostra Osteria. In generale, la locanda è stata a lungo frequentata da artisti dediti alle scampagnate fuori porta”. Il casale, un monumento per il territorio, rischia però di sparire. “Secondo le ultime notizie, ci sarebbe addirittura la possibilità di un esproprio”. Il fatto è che “noi – osserva la signora Raponi – finiremo sotto il classico quadrifoglio autostradale”, che raccorderà la Roma-Latina con la bretella. E non solo. “C’è anche il progetto, per ora fermo alla fase preliminare, del GRA Bis che andrà ad insistere sull’Osteria Malpasso”, ci spiega Gualtiero Alunni, prima di informarci sulle ultime novità. “Sul piano del ricorso siamo bloccati – spiega il portavoce del Comitato No Corridoio – Non è stata indetta nemmeno l’udienza di merito. Il rischio è che nel frattempo, poiché non hanno accolto la nostra richiesta di sospensiva, ed in mancanza dell’udienza di merito, il cantiere possa partire. Probabilmente a giugno-luglio del 2015. Ma intanto già il prossimo 16 settembre saranno aperte le buste”. Tempi stretti, strettissimi. Anche se Roma Capitale sembra non essersene accorta. Tornando sulla crina dell’azione legale “noi abbiamo chiesto conto delle 3 inchieste che hanno coinvolto l’autostrada dal 2010 al 2014. Il rischio, come di recente abbiamo visto in tantissimi altri casi, dal Mose all’Expo, è che si inizino a spendere dei soldi e solo dopo intervenga la magistratura. Quando ormai è troppo tardi, perché le opere sono iniziate. Temiamo possa realizzarsi lo stesso scenario – ammette Alunni – Ad ogni modo stiamo preparando un esposto all’Autority. Chiederemo che si indaghi per truffa ai danni dello Stato, visto che senza nemmeno iniziare l’opera, tra progettazioni e varianti, sono già stati spesi 120 milioni di euro. E verificheremo se le tante prescrizioni avanzate in sede di Conferenza di Servizi, verranno rispettate. Siamo pronti a chiedere una sospensiva anche per questo. Oltre alla battaglia legale, stiamo approntando due presidi, uno a Latina ed un altro a Roma, poiché non è noto dove inizierà la costruzione di questa devastante autostrada”. Insomma, i cittadini non restano con le braccia incrociate. Anzi dimostrano di voler difendere il proprio territorio. “Ultimamente, con la promozione del marchio DOM (di origine municipale, nda), abbiamo cercato di puntare fortemente l’attenzione sulla tipicità esclusiva dei nostri produttori locali – spiega il Capogruppo di Sel al Municipio IX, Mauro Tagliacozzo – Non è un’operazione di poco conto, poiché vogliamo che la qualità della produzione enogastronomica dell’Agro Romano sia conosciuta ed apprezzata in primis dai nostri concittadini. Creando in tal modo un senso di appartenenza identitaria, rafforzando i legami della comunità territoriale. L’autostrada Roma-Latina e la bretella sono opere infrastrutturali fortemente invasive per il nostro territorio e la comunità che vi insiste. Di conseguenza – conclude Tagliacozzo – la nostra risposta alle devastazioni autostradali, è forte di un investimento incentrato sul piano culturale”. A questo punto, la speranza è che il messaggio arrivi anche in Campidoglio.

Fabio Grilli