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Stadio della Roma: nessuna archiviazione per la Sindaca Raggi

Gli avvocati della prima cittadina ne affermano l'estraneità ai fatti. Le indagini partono dalla denuncia dell'architetto Sanvitto sull'iter messo in piedi dal Campidoglio. Al vaglio anche il voto in Municipio IX del giugno 2017

STADIO DELLA ROMA – La vicenda dello Stadio della Roma e del business park di Tor di Valle è sempre più complessa. L’operazione che avrebbe dovuto dotare l’As Roma di uno stadio (nonostante le dispute sulla reale proprietà dell’impianto) in questi anni ha subito non pochi rallentamenti. Dopo le indagini che hanno portato agli arresti dell’imprenditore Parnasi, di Lanzalone e del consigliere capitolino Marcello de Vito, ora la decisione del GIP di non procedere all’archiviazione per l’accusa di abuso d’ufficio nei confronti della Sindaca, apre un nuovo capitolo giudiziario in questa intricata vicenda.

LE INDAGINI – Gli avvocati della prima cittadina si sono affrettati a dichiararne l’estraneità dai fatti, sottolineando che iter per l’approvazione del progetto dello Stadio della Roma “fu all’epoca rimandato e dopo l’arresto di Parnasi sospeso per consentire ulteriori approfondimenti”. Questa indagine che vede coinvolta la Sindaca arriva dalla querela dell’Architetto Francesco Sanvitto in merito al passaggio in consiglio Comunale per la definitiva approvazione del progetto. Sotto accusa ci sarebbe la procedura con la quale il Comune avrebbe deciso di dare visibilità al progetto. Per il querelante il masterplan ha avuto il vaglio della giunta ma manca quello in consiglio comunale. Questo passaggio, secondo i legali di Virginia Raggi, “fu all’epoca esclusivamente rimandato (ed è infatti in programma prima dell’estate) proprio per consentire a chiunque interessato, compresa l’associazione dal querelante Sanvitto, di proporre le proprie deduzioni”. Viene spiegato che in quel frangente si decise per una procedura ordinaria, mentre con l’arresto di Parnasi: “Si sospese l’iter di approvazione rendendo opportuni ulteriori approfondimenti”. Portati avanti con la famosa due diligence richiesta dal Campidoglio e conclusasi positivamente. Il passaggio in Consiglio Comunale sarebbe quindi atteso, così come richiamato in più occasioni dal Campidoglio, per prima dell’estate.

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IL VOTO IN MUNICIPIO IX – Al vaglio ci sarebbe anche l’iter con cui si è discusso del progetto e votato in Municipio IX. La vicenda parte il 6 giugno del 2017, quando la giunta comunale, dopo il taglio delle cubature del progetto (quello dell’amminstrazione Marino con le Torri di Libeskind), conferma l’interesse pubblico. Un ok che arriva all’ultimo momento, soprattutto se si considera che il 15 giugno scadevano i tempi per le osservazioni in Conferenza di Servizi e il progetto sarebbe dovuto arrivare in Consiglio Comunale al più presto. Prima però c’erano alcuni passaggi ‘non vincolanti’ ma obbligati, come il passaggio nelle commissioni municipali competenti e il voto dei parlamentini coinvolti dal progetto. Se il Municipio XI nemmeno si espresse, il parlamentino di via Silone (Municipio IX) è arrivato addirittura a convocare una seduta domenicale, pur di arrivare ad una votazione. Si decide una procedura d’urgenza per far decidere ai municipi in una settimana invece che nei normali 20 giorni. In via Silone il progetto non passa né in commissione Mobilità, né in commissione Urbanistica. Il testo viene invece discusso tra i commissari delegati allo Sport, ottenendo una rapida approvazione. Così il 9 giugno viene convocata la prima seduta del Consiglio, durante la quale però non si riesce ad arrivare ad una votazione. I lavori vengono quindi aggiornati alla domenica mattina (11 giugno). Una decisione inconsueta per un consiglio che ha visto anche la presenza dell’ex presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello de Vito. Anche per far luce su questi passaggi e su una riunione alla quale avrebbero partecipato i consiglieri e i vertici del Municipio IX, assieme alla Sindaca Raggi, il GIP ha richiesto l’audizione del consigliere municipale del M5s, Paolo Barros e dell’ex grillino, ora al gruppo misto proprio per dissensi in merito alla vicenda Stadio, Paolo Mancuso.

LeMa