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Torri TIM: si complica la vicenda degli oneri in capo alla società

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Il 30 settembre la decisione della Telecom, ma resta poco chiara la posizione del Comune

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IL BLOCCO – Il 30 settembre si avvicina. In quella data Telecom dovrebbe decidere se tirarsi fuori o meno dalla vicenda delle ex Torri delle Finanze dell’EUR. Nei contratti ci sarebbero penali per 180 milioni, anche se la revoca dei permessi potrebbe sospenderle e chiudere la vicenda senza costi aggiuntivi. Ma intanto la vicenda che aveva portato al ritiro dei permessi a costruire si complica. Il blocco del progetto sarebbe dovuto ad un’indagine partita a causa del mancato pagamento di 25 milioni di euro di oneri al Comune. Un importo che, a quanto ricostruito negli ultimi mesi, sarebbe però riferito a quanto dovuto dai privati all’interno della Convenzione del 2009, che avrebbe visto un cambio di destinazione d’uso in residenziale con il progetto di Renzo Piano. Diversi sarebbero gli oneri dovuti con un intervento di riqualificazione urbana (si parla di circa 1 milione di euro); escamotage individuato per rendere più appetibile l’area e ottenere la riqualificazione tanto attesa dai cittadini e necessaria alla vendita del vicino Hotel La Lama.

TENERE TELECOM NELLE TORRI – Ora su questi oneri la vicenda sembra complicarsi, con una posizione, quantomeno altalenante, tenuta negli ultimi giorni dall’Assessore all’Urbanistica Paolo Berdini. È il 26 settembre quando l’assessore afferma: “Mercoledì votiamo una memoria di giunta preparata da me sulle Torri dell’Eur, ovvero che c’è un interesse pubblico a non vedere più quegli orrori”. “Se non ci sono più i 25 milioni che la precedente amministrazione ha perso per strada – ha aggiunto – la Finanza ci bussa alle porte e Tim fa le valigie e se ne va, hanno ragione loro. Questo con me non succederà più. Se noi sbagliamo strada, lasciamo spazio solo alla magistratura”. “Siamo ben felici che nelle torri dell’Eur vada Telecom – continua Berdini – Rinuncio con la memoria di giunta ai 25 milioni di euro di oneri aggiuntivi previsti in cambio di destinazione d’uso. Quello sta bloccando tutto, io devo prendere atto di una cosa oggettiva”. Una posizione questa che se da un lato potrebbe avere il merito di accelerare l’intervento urbanistico, dall’altro sarebbe mal digerita dal M5S, che leggerebbe in queste affermazioni una capitolazione ai ‘poteri forti’.

RESTANO SUL PIATTO I 25 MILIONI – Infatti passano meno di 48 ore e dal numero uno dell’Urbanistica arriva una versione diametralmente opposta. La Giunta, con l’approvazione di una memoria, ribadisce l’interesse a recuperare le Torri con il progetto della sede centrale di Telecom Italia. È il 28 settembre e Berdini afferma: “A prescindere della mancanza del cambio di destinazione d’uso, cioè del fatto che le Torri passavano da uffici ad abitazioni e dunque c’era una plusvalenza in capo a proprietario dell’immobile, a prescindere da questa mancata valorizzazione che è tutta d’origine della proprietà e quindi non imposta dal comune di Roma, il proprietario deve al Campidoglio i 25 milioni di euro”, afferma Berdini. Che poi aggiunge: “Siamo assolutamente convinti della giustezza della nostra analisi e quindi, nell’auspicare che questo progetto della creazione della sede della Telecom nelle Torri dell’Eur vada in porto nel più breve tempo possibile, abbiamo ribadito che i 25 milioni di euro sono una cifra dovuta all’amministrazione comunale”.

IL CONSIGLIO STRAORDINARIO – Intanto per ottenere maggiore chiarezza gli esponenti Dem in Municipio IX, assieme alle altre forze d’opposizione, hanno richiesto la programmazione di un Consiglio municipale straordinario su questo tema, “alla presenza dell’assessore capitolino all’urbanistica Paolo Berdini – seguita Santoro – Consiglio municipale che si terrà nei prossimi giorni e che finalmente farà luce su una vicenda paradossale: qualcuno vuole riportare indietro gli orologi proprio adesso che saranno aperti al pubblico la Nuvola ed il Luneur. Le nuove Torri, uno dei simboli della rinascita dell’Eur rischiano di essere l’ennesimo “pasticcio capitale” esattamente come durante l’amministrazione Alemanno”.

Leonardo Mancini