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Velodromo: perché non riqualificare l’area?

Dopo anni il grande spazio verde dell’Eur ancora versa nell’abbandono

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Tratto da Urlo n.153 gennaio 2018

EUR – Torniamo a parlare del Velodromo, oggi una grande area verde inutilizzata e non riqualificata, che un tempo ospitava il complesso sportivo olimpionico degli anni Sessanta da cui ha preso storicamente il nome. Nel 2008 venne fatto implodere, sotto direttiva della Giunta Alemanno, con ben 120 chili di tritolo che frantumarono 4 tonnellate di struttura. La questione, però, non si risolse abbattendo l’opera, perché la sua demolizione sprigionò polveri e fibre tossiche, tanto che si ipotizzò addirittura un disastro ambientale, soprattutto ai danni delle 10mila persone abitanti nelle zone limitrofe. Per questo, successivamente, l’area venne sequestrata e la Procura della Repubblica avviò un procedimento giudiziario nei confronti di uno dei dirigenti di Eur Spa (successivamente assolto da ogni accusa) che si occupò della demolizione. Tutte queste vicende, però, hanno continuato ad avere come teatro un luogo tanto vasto quanto abbandonato, immerso nell’incuria, su cui nel tempo ci sono state mire di edificazione e progetti mai realizzati.

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IL SIT-IN – Di recente l’attenzione sull’area dell’ex Velodromo è stata riportata da un’iniziativa di Fdi di inizio dicembre. Alcuni esponenti politici si sono raccolti in un sit-in dinanzi all’ingresso dell’area con lo scopo di riaccendere i riflettori, con l’obiettivo di arrivare finalmente a un progetto condiviso di riqualificazione. All’iniziativa era presente anche Andrea De Priamo, Consigliere capitolino Fdi: “Nell’ultimo anno e mezzo l’Amministrazione comunale non ha mai discusso la questione del Velodromo. Ho persino richiesto una Commissione urbanistica che non si è mai svolta, quindi c’è un totale abbandono da parte delle istituzioni pubbliche”. La preoccupazione è che possa esserci l’idea di costruire delle palazzine nell’area, uno dei progetti di cui si è parlato tempo fa, tra tutti quelli ipotizzati. “Non vorremmo che venissero calati dall’alto dei progetti non sostenibili per il quartiere – ha continuato il Consigliere – non utili e non partecipati. Quindi abbiamo voluto accendere i riflettori su una vicenda che sembra dimenticata. È importante capire perché l’area non viene riconsegnata al territorio. Secondo noi la riqualificazione dovrebbe passare per una vocazione sportiva, mentre deve essere abbandonata l’ipotesi delle residenze. Non considerare più l’idea della cubatura per fare cassa, ma promuovere un progetto sportivo e ambientale, valorizzerebbe il quartiere dell’Eur e gli restituirebbe dignità”.

Abbiamo interpellato anche Eur Spa chiedendo quali siano le progettualità sull’area, qualora ce ne fossero attualmente, e le motivazioni che impediscono di riutilizzarla e di darle una pubblica destinazione, anche nella visione più globale, spesso pubblicizzata nello scorso anno, del quartiere come polo di business e leisure. Ma nessuna risposta, purtroppo, ci è pervenuta dalla società.

DAL MUNICIPIO – Sul Velodromo incombe il rischio del cemento. Ovviamente la maggior parte dei cittadini auspica che lì venga realizzato uno spazio verde, magari attrezzato, e non ulteriori cubature inutili di cui nessuno sente l’esigenza. Anche dal Municipio trapela questa idea, espressa dall’Assessore all’Urbanistica e Lavori Pubblici, Cristina Maiolati, in merito a possibili utilizzi futuri e assegnazioni degli spazi: “Come Municipio speriamo vivamente che l’iter procedurale per la convenzione dell’area, finalizzata alla sua riqualificazione, tenga conto dei criteri di sostenibilità urbanistica, ambientale e della mobilità, dal momento che si va a inserire in una zona già fortemente urbanizzata”. Quindi l’Assessore rimarca la contrarietà dell’Amministrazione municipale a un consumo del suolo indiscriminato, mentre c’è appoggio per un progetto di riqualificazione: “Siamo certamente favorevoli che un’area abbandonata venga restituita ai cittadini – ha continuato Maiolati – creando uno spazio verde attrezzato con percorsi pedonali ed espositivi, circondata da edifici pubblici di basso impatto urbanistico”.

Quindi l’ipotesi più gettonata resta quella di una vasta area verde, finalizzata anche a discipline sportive, con al massimo qualche costruzione utile ad attività pubbliche ricreative e che non siano impattanti per l’ambiente circostante. L’idea c’è, lo spazio anche. Resta da vedere se l’interesse economico non venga prima dell’interesse pubblico, come spesso accade in generale e accaduto di recente su questo quadrante.

Serena Savelli