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Area Italgas: abbattuta la tramoggia, si aspetta il percorso ciclabile

Ponte della Scienza - tramoggia Eni maggio 2014 copia

Ora si può concludere il collegamento tra Ponte della Scienza e Ostiense, ma l’attenzione è per la valorizzazione dell’archeologia industriale

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Tratto da Urlo n.131 gennaio 2016

OSTIENSE – Nel novembre scorso i cittadini di Ostiense hanno visto modificarsi irrimediabilmente lo skyline del quartiere. L’Italgas ha infatti completato la demolizione di una delle vecchie tramogge all’interno del perimetro della sua “cittadella”. La struttura, posizionata al limitare del muro di cinta verso il Tevere, in passato era già stata al centro delle nostre attenzioni perché collegata alle vicende relative al Ponte della Scienza, in quanto, essendo pericolante, impediva l’apertura del collegamento ciclabile tra via Ostiense e il ponte stesso. L’attenzione sulla questione era tornata dopo la definitiva apertura del ponte, annunciata dall’ormai ex Assessore alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo, il 5 maggio 2014. Con quell’inaugurazione, oltre a collegare le due sponde dei quartieri di Ostiense e Marconi, nelle idee progettuali si sarebbe dovuto favorire il collegamento con il polo universitario di Roma Tre, ampliando anche la ciclabilità dell’area. Progetto non realizzato proprio a causa della tramoggia pericolante, sulla quale, tra l’altro, erano già ricadute una diffida della Protezione Civile (ottobre 2013), due note del Municipio VIII (tra gennaio e marzo 2013) e, “nell’agosto del 2013, l’Italgas ci suggerì l’interdizione di Riva Ostiense per pericolo di crollo”, racconta l’Assessore municipale ai Lavori Pubblici, Paola Angelucci. Così il collegamento ciclopedonale con l’Ostiense si era bloccato.

Approfondendo la questione, nel novembre 2014, scoprivamo che la struttura, in evidente stato di logoramento, era inserita in un vincolo di archeologia industriale che non ne permetteva la semplice demolizione, se non a fronte del benestare della Soprintendenza Speciale. In tale contesto si inseriva, però, la Sovrintendenza Capitolina contraria all’eventualità di demolirla, nonchè propensa per un suo consolidamento e recupero. E proprio su questo punto si sarebbe giocata la partita, che ha poi portato alla demolizione: la Soprintendenza avrebbe dato il suo benestare e i proprietari, rivoltisi al Dipartimento Urbanistica del Comune, avrebbero ottenuto i permessi per demolirla. “A questo punto non si doveva arrivare. L’Italgas ha un patrimonio nelle sue mani che tutta Europa ci invidia, un’area di archeologia industriale che racconta la storia di Roma oltre che la storia dell’VIII Municipio – afferma Flavio Conia, Presidente Commissione Cultura, che in più occasioni ha cercato di promuovere il passato industriale del quartiere – Cosa faremo quando l’area degli ex forni sarà pericolante? Quando il Gasometro non potrà più stare senza manutenzione? Qualcuno in questa città si è mai chiesto perché la poca, ma bellissima, archeologia industriale che abbiamo, è vittima di speculazione ed incuria? Se ai siti di archeologia industriale togliamo anche solo una piccola porzione degli edifici che raccontano il processo produttivo, ci ritroviamo spazi muti, vuoti e didatticamente inutili”.
Fatto sta che con la demolizione della tramoggia si potrà riaprire la partita del collegamento ciclopedonale: “Quando riceveremo il cessato stato di pericolosità ripristineremo la strada e apriremo il passaggio ciclopedonale per via Ostiense – ci dice Paola Angelucci – ma questo deve essere solo l’inizio”. L’idea del Municipio è quella di arrivare ad una effettiva integrazione tra il quartiere Ostiense ed il suo passato industriale: “Questi luoghi devono diventare una fonte di interesse per il territorio e di rilancio per la società privata – aggiunge l’Assessore – che si senta parte dell’area in cui insiste: un territorio affamato di spazi e piazze”.

Una porzione di questa vicenda ci viene raccontata dalla Consigliera Pd in Municipio VIII, Alessandra Aluigi: “L’abbattimento è stato concesso per lo stato di deterioramento. Non ci sono stati interventi di tutela e la paura è che l’incuria e la mancanza di volontà di investimento porti ad altre demolizioni simili. Sull’area c’è bisogno di una presa di responsabilità delle Amministrazioni, c’è un patrimonio che rischia di andare perduto. Siamo consapevoli di parlare di un’area privata, ma non possiamo dimenticare l’interesse pubblico”. Parla di “cedimenti all’interesse privato” il Presidente del Municipio VIII, Andrea Catarci: “La città si rimette in moto con la tutela dell’interesse pubblico, trattando i privati con gli stessi obblighi. Se pensiamo che questa città abbia bisogno di un semplice lifting non andremo da nessuna parte”. Una soluzione potrebbe essere quella avanzata dall’Assessore Angelucci, che propone un percorso tanto interessante quanto lungo e tortuoso: “Si deve raggiungere un protocollo d’intesa attraverso un tavolo con la società, l’autorità cittadina, la Soprintendenza e il Ministero, per aprire un dibatto e assumere a patrimonio dello Stato quel pezzo di città come archeologia industriale – conclude – Non cogliere questa opportunità sarebbe miope”.

Se sul patrimonio storico e industriale della “cittadella” dell’Italgas di Ostiense si dovrà necessariamente aprire un dibattito, l’atteso collegamento ciclopedonale con via Ostiense dovrebbe essere ormai cosa fatta. Rimosso ogni elemento ostativo (la tramoggia), non resta che dare seguito all’iter già predisposto. Infatti era stato proprio Caudo a tranquillizzare su questo punto nel maggio 2014, quando affermava che da Marconi “il ponte può essere attraversato e si può andare verso sinistra – verso Ponte di Ferro, ndr – perché dall’altra parte, a causa di una tramoggia dell’Italgas pericolante, attualmente non si può passare. Ma intanto il tracciato ciclopedonale è già progettato” Adesso si concluda l’iter.

Leonardo Mancini