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Aree verdi: quando le Istituzioni rincorrono i cittadini

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Autogestione e volontariato, è questo il futuro del verde pubblico?

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Tratto da Urlo n.118 ottobre 2014

MUNICIPIO VIII – Sempre più spesso in tutti i nostri spostamenti quotidiani corriamo senza lasciarci coinvolgere da quello che abbiamo attorno. Fin quando la situazione dei nostri territori non raggiunge il limite e la tolleranza cede, portandoci a veicolare il nostro disappunto sui social network o in qualche iniziativa pubblica. Superato il momento d’ira, se si osserva meglio, si notano tanti gruppi che spinti dall’amore per il territorio, o in polemica con le mancanze dell’amministrazione, si organizzano e collaborano per restituire decoro a dei pezzi di città. “Dal punto di vista del cittadino è difficile capire perché Roma non riesca a garantire la minima manutenzione delle aree verdi. Questo – dice Maurizio Buonincontro, Consigliere Fi al Municipio VIII – si spiega solo guardando le dimensioni elefantiache dell’Amministrazione, con i vari dipartimenti che si sovrappongono l’uno all’altro, una macchina che si inceppa e non garantisce la manutenzione. Ci sono situazioni croniche non più accettabili, come non ci si può più aspettare che sia la civiltà dei cittadini a metterci una pezza”. Nel Municipio VIII gruppi e iniziative di questo tipo sono moltissime e sempre più ne nascono: “Abbiamo superato una fase lunga in cui abbiamo sollecitato la ripresa di anticorpi sociali. Non c’erano tutti questi comitati e associazioni – sottolinea Andrea Catarci, Presidente del Municipio VIII – C’era la denuncia ma non il coinvolgimento diretto”.
Si parte dalle organizzazioni storiche dell’ambientalismo italiano come Legambiente, fino ad arrivare alle iniziative “virali” sorte sui social network come i gruppi di Retake. In mezzo a questi c’è un universo di associazioni, comitati, gruppi più o meno organizzati, che ogni giorno spendono e si spendono per migliorare un angolo di quartiere. Comitati che sono riusciti a raggiungere una formale custodia dell’area che curano, come quello del Parco Giovannipoli, o associazioni che tuttora lottano per un riconoscimento come i ragazzi del Parco della Torre di Tor Marancia. Gruppi organizzati come La Comunità che due volte al mese cerca, in una lotta impari, di ristabilire il decoro del Parco Caduti del Mare. Comitati come quello dei Parchi della Colombo, che continua ad animare un’area verde senza una fontanella e con delle panchine ricostruite con l’autofinanziamento. “La mancanza di decoro è un fattore negativo al 99%, ma quell’1% ci lascia un aspetto positivo: l’aumento di cittadini che si spendono per i quartieri – dichiara l’Assessore municipale all’Ambiente, Emiliano Antonetti – Rimango dell’idea che questi servizi debbano essere di competenza dell’amministrazione, ma in un momento così difficile i primi che vengono tagliati sono quelli per il decoro. In questi momenti nascono le idee migliori. Ad esempio unire i servizi sociali alle politiche di cura del territorio. Magari coinvolgendo il sociale nella cura del verde, con piccoli interventi come lo svuotamento dei cestini. Sono attività che possono aiutare l’inclusione, ma per le quali non ci sono al momento strumenti normativi. Anche questa è una strada da battere”.
Un percorso difficile che i cittadini ormai da tempo stanno portando avanti stimolando l’Amministrazione a costruire gli strumenti burocratici per vedere riconosciuto il lavoro fatto sulle aree verdi: “Ora sta all’Amministrazione assumere la stessa sfida dei cittadini – aggiunge Catarci – Bisogna andare oltre perché loro sono andati avanti e ci aspettano. Deve essere un continuo rincorrersi, una competizione virtuosa che crei cittadinanza e amore per la città”. Queste realtà, a detta del Presidente, necessitano di una regolamentazione e di un riconoscimento da parte dall’Amministrazione, il tutto all’interno di un vero e fattivo decentramento amministrativo nei confronti delle municipalità capitoline: “Dobbiamo forzare la normativa e la burocrazia attuale che impedisce le adozioni di aree verdi o rotatorie. Il Municipio si sta mettendo in discussione, cercando di inventare uno strumento”. Il Presidente non manca di fare cenno anche alle possibilità legate al mondo dell’imprenditoria privata, spesso interessata a pubblicità alternativa che restituisca anche un’immagine più “verde” dell’azienda: “Le rotatorie possono essere adottate da un privato, che potrà inserire il suo logo sull’intervento. Non ci piace – ammette – avremmo voluto che a farlo fosse il Comune, ma se non ci riusciamo vanno trovate altre strade, come bandi per le adozioni e relazioni con i soggetti economici disposti ad aiutare il territorio”. Una parte importante di questo dibattito riguarda le possibilità economiche delle realtà che si occupano degli interventi volontari e la loro fiscalità. In particolare il Consigliere Buonincontro, Presidente della Commissione Controllo e Garanzia, ha dichiarato di voler lavorare attivamente “al testo di un Bando, purché venga stimolato dal Dipartimento e svolto dal Municipio, per associazioni e cittadini volenterosi di mettersi in gioco. Un regolamento snello – aggiunge – perché si rivolge ai cittadini, che possano costruire un minimo di entrate. Non cerchiamo gruppi che facciano impresa, ma perlomeno possano rientrare delle spese sostenute, come i mercatini domenicali: per questi sarebbe stato utile inserire anche le aree verdi nei bandi, magari con l’onere di riqualificarle”.
Non sono mancati in questi mesi esempi di partecipazione allargata che, in un modo o nell’altro, hanno comunque coinvolto cittadini non abitualmente dediti alla partecipazione o al volontariato: “Queste iniziative sono una risorsa da sfruttare anche dal punto di vista culturale – afferma l’Assessore Antonetti – Lasciare la cura del verde totalmente al pubblico ha generato una scarsa attenzione al bene comune, mentre queste attività rafforzano sicuramente l’attenzione dei cittadini. Potrebbero essere anche un volano, generando una attenzione nel controllo e nell’apprezzamento dei servizi svolti”.
Dalla Commissione Ambiente municipale, il Consigliere Sel Amedeo Ciaccheri, delinea il lavoro da portare avanti: “Costruire un meccanismo di rete tra i Comitati nati in questi anni che promuovono una gestione diretta degli spazi pubblici, al fine di costruire un ambito di confronto che abbia la forma di una consulta, un luogo di discussione orizzontale rispetto alle aree verdi del municipio che lavori con la commissione alla costruzione di alcuni modelli partecipati da proporre al giudizio del Consiglio municipale. E poi diventare proposta per Roma Capitale, soprattutto di fronte alla mancata autosufficienza dei Municipi, oramai costretti ad assecondare e stimolare le iniziative dirette dei cittadini”. La comunanza di intenti sulla necessità di raggiungere l’avanzata posizione assunta dalla cittadinanza fa sicuramente ben sperare. Come fa credere in una svolta la volontà bipartisan di arrivare alla regolamentazione di questo tipo di attività, fino ad aprire il dibattito sulle forme di finanziamento e sostenibilità. D’altro canto è difficile immaginare come la leggerezza di tali organizzazioni, spesso totalmente spontanee ed informali, possano raggiungere e mantenere i canoni che saranno richiesti da una regolamentazione promossa dai dipartimenti capitolini. Soprattutto se questa sarà pensata e costruita nel buio di qualche ufficio e non con i cittadini stessi, magari tra una pulizia di un parco e lo svuotamento di qualche cestino.

Leonardo Mancini