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Estate di passione per i cittadini di Ortolino

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Un nodo burocratico blocca l’accesso all’acqua e rischia di far svanire l’orto urbano

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Tratto da Urlo n.138 settembre 2016

ORTI URBANI – Prima dell’estate avevamo incontrato i gestori di Ortolino, l’orto urbano nato tra viale del Tintoretto e via Ballarin, un triangolo di circa 7800 mq diviso in 123 lotti gestiti da altrettanti cittadini. Un’esperienza importante che nei mesi scorsi ha attirato l’attenzione del quartiere e di tanti che ne avrebbero voluto far parte. Già nel nostro primo incontro con questa realtà, rallegrato dalle fioriture primaverili, si era profilato un problema: l’orto è nato senz’acqua.

Il progetto nasce nel marzo del 2013 come orto dipartimentale, dato che l’area è in carico al Dipartimento Ambiente del Comune. Le prime adesioni dei soci arrivano nel 2015, e nel giugno dello stesso anno arriva l’approvazione da parte del Consiglio Comunale. Tra il settembre e l’ottobre dello scorso anno l’area viene bonificata a spese dei soci, con un investimento di circa 7.000 euro. La zona, per chi ha memoria di questo luogo, era da sempre stata una discarica di calcinacci, un prato disordinato e inaccessibile. Vengono distribuiti i lotti (ognuno di 50 mq) e si inizia a coltivare. Per il primo periodo i problemi relativi all’irrigazione non sono così tangibili. Con l’inverno in arrivo e con qualche tanica, tutti gli ortisti riescono a cavarsela. Il problema si fa però più pressante con l’avvicinarsi della stagione calda.

“Ci siamo fidati di quanto ci era stato promesso – ci racconta Giovanni Fattorini di Ortolino – Dal Comune e dal Catasto del verde, ci dicevano che avremmo avuto l’acqua entro Natale del 2015. Non è arrivata e abbiamo scoperto che il pozzo – distante poche decine di metri dall’area dell’orto, ndr – era di proprietà dell’Inpdap, passato poi al Comune, e che la domanda di messa a norma era ferma da 12 anni alla Provincia”. Dall’ex Provincia sono state richieste nuove prove di portata del pozzo e la domanda è stata rimandata indietro. Intanto i cittadini si sono nuovamente tassati e hanno realizzato l’impianto di irrigazione, installando un rubinetto per ogni orto, ma “poi sono partiti i rimpalli tra Comune e Provincia, che alla fine hanno richiesto 120 euro per l’iscrizione del pozzo sulla Gazzetta Ufficiale e le prove di portata”. I soci dell’orto si sono detti pronti a pagare di tasca propria e di provvedere autonomamente, con un Geologo, alle prove di portata: “Ci è stato risposto che non era possibile e tutto si è fermato”.

In questo modo è arrivata l’estate e con essa la necessità di irrigare i lotti, con circa 200 litri d’acqua, 24.600 litri al giorno. I soci si sono dovuti organizzare con taniche e bottiglie, ma non tutti sono stati in grado di occuparsi del loro piccolo terreno. “Cinque soci hanno abbandonato definitivamente il loro lotto – ci spiegano – e circa il 60% non è riuscito ad irrigare e curare il terreno: se l’acqua non dovesse arrivare, anche loro lasceranno”. Rispetto alla nostra prima visita lo scenario è cambiato visibilmente. Accanto agli orti curatissimi, di chi si è sobbarcato il trasporto dell’acqua, ci sono molti lotti abbandonati, dove le piante infestanti hanno proliferato, andando a minacciare anche il lavoro dei vicini. “A dicembre scadrà la quota associativa – seguitano da Ortolino – e se l’acqua non dovesse arrivare sono veramente tanti quelli che lasceranno”. Il rischio è vedere un’area bonificata e curata, cadere nuovamente nell’oblio e nel degrado, a causa solamente delle rugginosità amministrative del Comune di Roma. “Ortolino è una realtà – Seguita Fattorini – ci abbiamo messo energie, impegno e anche soldi, ma se l’acqua non dovesse arrivare, questo polo aggregativo potrebbe sparire”.
I progetti in campo sono molti, da quelli con la scuola fino agli orti studiati e organizzati per i portatori di handicap, tutte iniziative che senza una soluzione del problema idrico non vedranno mai la luce. “Se dovessimo perdere troppi soci non ci sarebbero più i presupposti per gestire Ortolino – seguitano – qualche giorno fa abbiamo fatto un corso per la messa a dimora delle sementi autunnali e invernali, ma in molti non sono sicuri di seminare ancora”. Su Ortolino non ha piovuto per cinque mesi, e l’energia dei soci si sta esaurendo. I rappresentanti dell’Associazione hanno incontrato anche il Municipio VIII lo scorso 25 luglio, ottenendone l’interessamento e prospettando anche alcune alternative all’utilizzo del pozzo. “Abbiamo studiato due differenti soluzioni – ci spiega Fattorini – La prima è quella di chiedere l’installazione di una fontanella pubblica con un serbatoio di recupero dell’acqua da utilizzare nell’irrigazione”, ma a quanto ci è stato riferito questa prima soluzione potrebbe prevedere dei tempi molto lunghi, “e il tempo è proprio quello che manca ad Ortolino; l’altra possibilità è quella di scavare un nostro pozzo, tassandoci ulteriormente. Abbiamo fatto gli esami del terreno e la domanda è pronta. Il problema è che noi non siamo proprietari del terreno, quindi ci dovrebbe autorizzare direttamente il Comune”. I costi per questo intervento, che i soci sarebbero disposti a sobbarcarsi, si aggirerebbero attorno ai 10mila euro. Una soluzione che assicurerebbe, oltre all’acqua, anche il funzionamento del tutto in futuro, grazie alla possibilità di intervenire tempestivamente in caso di rottura, senza dover passare per gli uffici comunali.

La speranza è che questa criticità venga superata al più presto, mentre il rischio è quello di veder svanire quest’esperienza. “L’iniziativa di Ortolino ha dimostrato, con il sacrificio dei soci, la sua validità nel realizzare un punto di aggregazione che nessuno di noi vuole veder sparire. Un nucleo importante per il quartiere, a costo zero per il Comune. Perché non ci è stata data una minima mano per risolvere il problema?”. Già, perché?

Leonardo Mancini