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Fondazione Santa Lucia: dall’amore per lo sport nascono i grandi talenti

Tanti gli sport che si possono praticare nel polo d’eccellenza della pratica sportiva per la terapia riabilitativa dei diversamente abili.

Il gruppo sportivo ha iniziato la sua attività nel ’60, anno delle Olimpiadi a Roma e delle prime per paraplegici, quando all’interno del centro riabilitativo allora chiamato “Oasi” veniva inserita la pratica di alcune attività sportive tra quelle riabilitative praticate da disabili motori. Nel ‘78 la partecipazione con il nome di Santa Lucia ai primi campionati nazionali e l’arrivo come Direttore Tecnico sportivo nel centro del Prof. Antonio Maglio tra i maggiori studiosi e sostenitori della pratica sportiva per il recupero del disabile, hanno dato l’avvio a quella che poi si sarebbe rivelata una fucina di talenti in numerose attività sportive. Molti successi in oltre trent’anni di attività: titoli nazionali e internazionali, Coppa dei Campioni, scudetti e coppe Italia conquistate nel basket (primo successo di un club italiano all’estero), campionati di tiro con l’arco vinti in successione e trionfi anche per la scherma, il tennis-tavolo, e per il nuoto che ha da poco ritrovato la piscina, ed ora è tornato in piena attività. Queste strutture, nel tempo, hanno contribuito a generare numerosi talenti in altrettante discipline, tra i quali veri e propri esempi d’impegno sportivo come Lina Franzese, una ragazza amputata ad entrambe le braccia che alle Olimpiadi di Toronto conquista tre ori nella corsa; Roberto Sica, numerose volte recordman nel nuoto; Roberto Valori, ragazzo focomelico, che inizia nel centro una carriera sportiva che lo porterà a record e successi in tutto il mondo; Pierino Scarsella, schermitore tra i più medagliati; Carlo Iannucci, giocatore di basket. E proprio la squadra di basket si conferma tra le migliori di sempre, ad un soffio dallo scudetto in uno scontro romano con la Lottomatica Elecom Sport (gara 4 si giocherà nella palestra del Santa Lucia sabato 24 luglio, e l’eventuale gara 5 lunedì 26 luglio nella palestra della Lottomatica), ed anche reduce delle ottime prestazioni ottenute nella Coppa Campioni 2010, organizzata proprio dal Santa Lucia i primi di maggio, che ha visto la squadra arrivare fino alla gara finale, lasciando però agli avversari del Lahn-Dill la possibilità di portare a casa il trofeo. “Sarebbe stato il top – dice Carlo Di Giusto, allenatore del Santa Lucia- abbinare all’ottima organizzazione di questa Coppa, anche il risultato sportivo, che abbiamo sfiorato. Comunque siamo stati bravi. Noi che eravamo un po’ gli outsider del Torneo, avendo a che fare con squadre forti anche dal punto di vista economico”. Molta attenzione per questa competizione è giunta, oltre che dai media come ad esempio la Rai, che ha seguito e diffuso l’evento, anche dalle Istituzioni: il Sindaco Alemanno ha ricevuto entrambi i capitani romani prima dell’inizio delle gare per fargli il suo augurio, mentre i Presidenti della Provincia e della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e Renata Polverini, hanno assistito ad alcune delle gare disputate. “Hanno visto e capito cosa significhi ‘basket in carrozzina’, cosa fa e cosa è il Santa Lucia come struttura sanitaria e quanto vale la sua rappresentativa di basket, a livello agonistico”, dice il coach Di Giusto. E il capitano Cristian Ceracchi conferma: “ Non abbiamo vinto ma è stato ottimo il risultato ottenuto in Coppa dei Campioni, ora l’obiettivo è lo scudetto”. Questa squadra è speciale, vanta numerosi tornei e competizioni vinte, e tra i suoi giocatori alcuni sono in nazionale, ma nei primi mesi dell’anno anche la pratica del basket in carrozzina per i più giovani, il minibasket, ha rischiato di essere compromesso a causa di alcuni problemi legati ai finanziamenti. Possono giocare alla pallacanestro in carrozzina tutti i disabili che a seguito di un evento invalidante causato da traumi (esempio: paraplegici ed amputati), da virus (esempio: poliomielitici), da cause congenite (particolari malformazioni del rachide) desiderino praticare questo sport. “Non è facile per noi occuparci dello scouting, cercare cioè i nuovi talenti o atleti, così spesso tutto nasce con un semplice passa parola, o con un incontro – ci racconta Carlo Di Giusto – come è stato nel caso di Alberto Pellegrini”,  giocatore della squadra di basket del Santa Lucia e della Nazionale e schermitore che infatti conferma: “Sono arrivato qui nel 1993 per la riabilitazione a seguito del grave incidente che ho subito in rientro da una licenza militare, grazie a dei conoscenti che nella struttura praticavano scherma e mi hanno quindi avvicinato a questo sport. Dal ‘95 pratico anche basket, all’inizio solo per allenarmi, poi anno dopo anno ho preso confidenza con la carrozzina, adeguandola alle mie esigenze sportive ogni volta che miglioravo, prima di ferro, poi di titanio, e ho fatto esperienza vincendo 7 scudetti, 6 coppe Italia, 2 coppe campioni, 3 campionati europei. Solo 3 giocatori vantano questo record, e sono tutti al Santa Lucia. La società in tutto il mio percorso mi ha sempre supportato e sostenuto, è una delle migliori società sportive in Italia per la riabilitazione, la ricerca, l’università e la serietà sportiva con cui opera da sempre. La nostra squadra è molto forte e la società fa di tutto per sostenere gli sportivi professionisti, ed ha la mentalità vincente nel DNA. Nel nostro paese lo sport è praticato da pochi disabili rispetto alla percentuale di altri paesi nel resto del mondo, forse in parte perché ancora non rientra nella cultura italiana, e non ci sono molte strutture che incentivino il recupero del disabile con la pratica sportiva, inoltre spesso è sbagliato l’atteggiamento e la cultura dello sport. Rispetto ai veri professionisti abbiamo diversi ritmi e non riusciamo ad allenarci come squadra tutti i giorni e tutto il giorno, perché ognuno ha una vita e degli impegni di lavoro, ma ci alleniamo come se lo fossimo, è questione di cultura e rispetto per lo sport. Io – conclude – ho sempre scelto di continuare qui perché anche se le squadre si possono cambiare, la serietà con la quale la mia società si attiva e si dedica ad un atleta è rara in altri contesti.” La pallacanestro in carrozzina rappresenta la massima espressione del recupero fisico dal punto di vista muscolare di un portatore di handicap, perché consente al giocatore di esprimersi in azioni veloci e fantasiose, come quelle della pallacanestro giocata da normodotati. Lo sport è per tutti, e tutto in questa struttura ce lo dimostra, ma l’amore con cui lo si pratica qui sembra proprio sia la ricetta giusta per vincere.

Michela Romoli

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