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Fosso delle Tre Fontane: per la Regione nessun vincolo

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La Giunta toglie la tutela Paesaggistica a 30 fossi con un Regio Decreto del 1910

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IERI LA GIUNTA REGIONALE – ha approvato la Delibera proposta dall’Assessore alle Politiche del Territorio, Mobilità e Rifiuti, Michele Civita che, di fatto, elimina la tutela paesaggistica a 30 fossi basandosi su un Regio Decreto del 1910. La presenza del vincolo sul Fosso delle Tre Fontane nei mesi scorsi aveva portato al sequestro di parte del cantiere dell’I-60, l’edificazione in zona Grottaperfetta da anni osteggiata dai cittadini del Coordinamento Stop I-60. Pesante il giudizio che arriva dall’Associazione Italia Nostra sull’approvazione della Delibera: “L’assessore che dovrebbe garantire sempre più un territorio ormai in continuo dissesto ambientale, e che vede ogni giorno scomparire sotto il cemento l’agro romano sia con l’abusivismo che con nuove convenzioni edilizie, dimostra invece una grande efficienza nel limitare o addirittura togliere le tutele esistenti”.

IRRILEVANTI AI FINI PAESAGGISTICI – questa la definizione dei 30 fossi data dalla delibera approvata: “Nell’elenco c’è il corso d’acqua che ci risulta essere il vero scopo della delibera e di tanta fretta – spiega Italia Nostra in una nota – il Fosso delle Tre Fontane posto recentemente sotto sequestro da parte della Procura in quanto era in corso, abusivamente, il riempimento del suo alveo, per la distruzione del corso d’acqua e della sua vegetazione ripariale”. Secondo l’Associazione la denuncia è avvenuta grazie “al coraggioso Presidente del Municipio VIII, Andrea Catarci e del suo Assessore all’Urbanistica Massimo Miglio che subito furono sommersi da attacchi mediatici che negavano la presenza della tutela paesaggistica che in origine prevedeva ben 150 metri di rispetto, poi ridotti a 50 dalla Regione quando interessano progetti edilizi – seguitano – Ma anche i 50 davano grande fastidio al Consorzio in quanto su quel tratto del fosso il loro progetto prevedeva strade e parcheggi come se addirittura fosse già stato intubato”.

L’ESISTENZA DEL VINCOLO – Secondo Italia Nostra è resa palese proprio dalla necessità di arrivare ad una delibera di Giunta per assicurare la continuazione dei lavori di edificazione: “Che la denuncia fosse valida e che lo storico Fosso è esistente trova conferma dalla stessa delibera di ieri della Giunta che ha deciso di levare proprio quella tutela avendo dovuto verificarne “obtorto collo” l’esistenza. A pag. 13 della delibera – seguitano – è evidente il frenetico attivismo avvenuto, dopo il sequestro, tra la Regione e il Comune che insieme sono andati a trovare un “errore di graficizzazione” (tutto da verificare) nella misurazione dei limiti di pubblicità dell’ acqua pubblica su una mappa IGM della seconda metà dell’800”.

L’OMISSIONE – Secondo la Portavoce di Italia Nostra, Mirella Belvisi, la gravità dell’approvazione aumenta vista l’applicazione parziale del Regio Decreto del 1910: “Infatti ne applica soltanto la parte necessaria alla esclusione del vincolo proprio nell’area interessata dal progetto edilizio, ci risulta omettendo di applicare la parte che obbliga a misurare tale vincolo sino alla presa d’acqua a monte del corso d’acqua dove esiste dal 1907 una azienda agricola con la relativa presa d’acqua. La corretta applicazione del G.U. del 1910 comprenderebbe infatti tutta l’area del progetto edilizio”. Quello che desta più meraviglia è la mancanza di controlli al momento dell’approvazione del progetto edilizio: “Meraviglia tanta solerzia vista la totale mancanza dei dovuti controlli sull’esistenza del vincolo da parte sia da parte del Comune che della Regione quando hanno approvato il progetto edilizio che, necessariamente, dovrà essere modificato visto che rimangono, comunque, validi i 10 metri di rispetto di acqua pubblica che non hanno potuto eliminare”.

DAL MUNICIPIO VIII – sono l’Assessore all’Urbanistica, Massimo Miglio e il Presidente, Andrea Catarci, a dare la loro interpretazione sull’approvazione, associandosi all’appello di Italia Nostra per il coinvolgimento del MiBAC: “La voglia di far riprendere senza indugi l’edificazione I-60 Grottaperfetta, bloccata dal sequestro della magistratura di una parte dell’area, è così tanta da giocare brutti scherzi al PD capitolino. I suoi esponenti arrivano a leggere erroneamente persino documenti oltremodo chiari – sottolineano – Proprio la delibera regionale voluta dall’assessore Civita, infatti, togliendo il vincolo paesaggistico in un tratto, riafferma una volta di più l’esistenza dello storico fosso delle Tre Fontane, tutt’altro che interrato! Si resta esterrefatti, poi, di fronte al colpo di spugna auspicato da chi solitamente si erge a paladino della legalità: come può un atto politico a posteriori cancellare un’inchiesta in corso? – seguitano Miglio e Catarci in relazione all’assenza in Giunta dei vertici regionali – L’atto approvato in una giunta in cui erano assenti tanto il Presidente Zingaretti che il vice Presidente Smeriglio ci risulta del tutto inesatto, come segnalato con ampio anticipo e con documenti inconfutabili. Neanche il Regio decreto del 1910 riesumato ad hoc, infatti, consente di togliere il vincolo paesaggistico nel tratto dell’I60; allora l’Assessorato regionale ne ha applicata una sola parte, quella necessaria a dimostrare la propria tesi, a ridurre le tutele e ad eliminare la fascia di rispetto di 150 metri di inedificabilità assoluta. Di questo si dovra rispondere a tutti i livelli, politici come giudiziari – concludono sull’appello al MiBAC – Per questo ci si unisce all’appello rivolto da Italia Nostra al Ministero per i beni culturali e paesaggistici affinche’ l’atto, palesemente illegale, sia prontamente invalidato”.

Leonardo Mancini