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Grottaperfetta: riesumato un Regio Decreto per asfaltare il Fosso vincolato

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La partita del Fosso delle Tre Fontane potrebbe riaprirsi con un documento datato 22 giugno 1910

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È ITALIA NOSTRA – a lanciare l’allarme sul Fosso delle Tre Fontane, l’area sequestrata l’11 febbraio scorso all’interno del cantiere dell’I-60. Nonostante la convalida del sequestro l’Assessore Regionale all’Urbanistica, Michele Civita, vorrebbe portare con urgenza in Giunta Regionale una delibera per cancellare il vincolo sul Fosso. Tutto questo, si legge nella nota dell’Associazione, “Per non modificare il progetto del consorzio I-60 infischiandosi dei rischi idrogeologici di Roma e delle tutele paesaggistiche”. Italia Nostra vede in questa fretta di liberarsi dal vincolo, il tentativo di evitare una nuova progettazione, che sicuramente allungherebbe i tempi dell’edificazione: “Su quel tratto il Consorzio I60-Grottaperfetta ha previsto opere di urbanizzazione e dovrebbe modificare il progetto. È inaccettabile che la Giunta regionale voti, in tutta fretta, la cancellazione del vincolo per degli interessi privati senza considerare i pareri certamente contrari dell’Autorità di Bacino del Tevere e della Soprintendenza ai Beni paesaggistici di Roma”.

L’AMMINISTRAZIONE MUNICIPALE – sembra condividere l’allarme lanciato da Italia Nostra “sulle pericolosità derivanti dalla volontà di procedere all’interramento del Fosso delle Tre Fontane – spiega in una nota il Presidente del Municipio VIII, Andrea Catarci – Nei mesi scorsi si è proceduto al sequestro di una parte del cantiere, convalidato anche dalla Magistratura, vista l’esistenza del Fosso vincolato, come testimoniano gli atti degli Enti preposti, Regione Lazio Area Paesistica e Difesa Suolo, Autorità di Bacino del Fiume Tevere, che è risultato occluso con pezzi di asfalto e cemento armato”. La novità sarebbe quindi un Regio Decreto, spuntato dai polverosi archivi della regione Lazio: “Un Decreto del 1910 con cui si vorrebbe procedere all’eliminazione del vincolo per poter consentire la distruzione del corso d’acqua e della sua vegetazione naturale, per cancellare ogni impedimento alla cementificazione – seguita Catarci – Si tratta di un atto di ostilità nei confronti della comunità territoriale, in spregio agli equilibri naturali ed idrogeologici della città, nonché alle dichiarazioni di attenzione a tali equilibri che abbondano ad ogni evento meteorologico avverso e poi si tradiscono sistematicamente nell’agire concreto”.

IL REGIO DECRETO – La questione ci è stata chiarita dall’Assessore all’Urbanistica del Municipio VIII, Massimo Miglio. Il documento del 1910 (il numero 146 di mercoledì 22 giugno 1910), che parla della preservazione del Fosso delle Tre Fontane dal suo sbocco a Km 1.000 a monte del ‘Ponte delle tre Fontane’. “È uno scandalo che dopo 104 anni si riesumi un Regio Decreto interpretandone le distanze in modo folle. Si parla di 1.000 Km, praticamente tutta la penisola – sottolinea Miglio – a monte di un ponte che non esiste su nessuna cartografia”. L’oggetto del contendere sembra però essere l’interpretazione di 1.000 Km: “Si vuole andare a togliere il vincolo, intendendo ‘1.000’ come ‘1’ solo Km e quindi fuori dal perimetro dell’I-60 – spiega Miglio – Una interpretazione questa che è solo politica e affatto giuridica. Si distrugge un fosso con la crisi idrogeologica che viviamo solo per avvantaggiare la cordata dei costruttori”. Questo calcolo sembrerebbe partire dalla via Laurentina: “Ma non si sa su che basi visto che il ‘Ponte delle Tre Fontane non sappiamo dove sia. Dopo 104 anni – ironizza l’Assessore – sfido a cercare l’autore del decreto per ottenerne una interpretazione”. Una cosa è certa secondo Miglio: “Il vincolo è stato confermato nel 2011, mentre è del 2014 la nota della Regione Lazio che esclude il solo tratto dalla via Laurentina al Tevere, perchè tombato. Si supera ogni limite – conclude – senza nessun rispetto per la professionalità ed il lavoro delle Procure che stanno indagando sulla vicenda”.

LA DIFFIDA – Italia Nostra ha fatto quindi sapere di diffidare l’Assessore Civita dal presentare la delibera e “lancia un appello perché non venga votata dalla Giunta regionale e al Sindaco Marino perché intervenga immediatamente ad opporsi all’ennesimo tentativo di eliminare i vincoli di tutela di Roma”. All’appello si uniscono anche il Presidente Catarci e l’Assessore Miglio: “Il Municipio è riuscito ad impedire la distruzione totale del Fosso solo investendo della questione la Procura, nel disinteresse generale. Si eviti, dalla Regione, di dare un ulteriore messaggio sconfortante per i cittadini e l’interesse pubblico. A tal proposito – concludono – il Municipio torna a ribadire la necessità di creare una fascia di assoluta inedificabilità di 150 metri intorno allo storico Fosso ed attende fiducioso gli esiti dell’indagine in corso”.

Leonardo Mancini